David Begbie (Edimburgo, 1955) e Mariuccia Pisani (New York, 1973) espongono i propri lavori occupando due sezioni ben distinte della galleria, all’interno di un progetto curato da Achille Bonito Oliva.
L’artista scozzese mette in mostra una serie di suggestive sculture dal 2000 al 2007. A colpire è la particolare tecnica utilizzata: filo d’acciaio lavorato e modellato a mano. La ricerca dell’artista si basa da sempre sul corpo umano e le sue forme. Uomini e donne vengono descritti in maniera minuziosa e gloriosa, ogni muscolo adeguatamente scolpito ne esalta la forza e la struttura fisica. Le sagome tridimensionali riflesse sulle pareti danno ancora più risalto e luce a delle opere, già di per sé molto attraenti. L’artista lavora su entrambi i sessi, portando avanti uno studio anatomico a dir poco rigoroso. Lo spazio, ampio abbastanza da ospitare sedici delle sue opere, contiene queste composizioni partecipando al gioco di luci e ombre da esse prodotte. Le sculture, come statue del Rinascimento, si lasciano ammirare nella loro perfezione; le proporzioni armoniche e ponderate esprimono un senso di vitalità e di sano equilibrio, ai limiti dell’irreale.
Oltre a lavori monumentali, a grandezza naturale, sono presenti anche miniature o gruppi di figure in continuo confronto con il mondo e con lo spazio.
A Mariuccia Pisani viene dedicata un’altra porzione dello spazio, quella più nascosta e intima. La giovane artista espone due disegni realizzati con pennarello su forex, fotografie e video di performance. L’autoritratto rende più forte e personale la sua opera. Le parti del corpo, scoperte e fotografate senza filtri, svelano tutta la femminilità dell’artista, ne rivelano l’identità, il suo essere donna oltre l’immagine.
I due disegni su forex, appena tracciati, mettono in evidenza soprattutto i contorni delle figure e delle forme attraverso l’uso del rosso e del nero. Uno dei due lavori fa chiaro riferimento al famoso dipinto dell’Ecole De Fontainebleau Gabrielle d’Esrées et une de ses sœur, in cui una delle due donne ritratte tocca un capezzolo all’altra per esprimerne la maternità.
Le fotografie, scattate rigorosamente con la polaroid, danno un’idea di freschezza e spontaneità. Interessante la composizione: alle foto, in cui non vengono risparmiati i dettagli, si alternano immagini di sante e madonne. Il bizzarro accostamento è voluto, evidente, colorato.
In una saletta, ancora più nascosta, la proiezione di due video dal titolo Consumo veloce testimoniano una performance girata rispettivamente a Tokyo nel 1998 e a New York nel 2005. Una donna, come un qualunque rifiuto, è accovacciata all’interno di un sacchetto di plastica trasparente accanto a tanti altri sacchetti della spazzatura. Il video, seppure girato in città molto diverse, mostra una realtà comune quasi inaccettabile: la completa noncuranza dei passanti.
fabrizia palomba
mostra visitata il 20 marzo 2007
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