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seconda personale capitolina, l’artista Ruza
Gagulic (Tramosnica Donja, 1967; vive a Roma) riunisce le differenti e numerose
suggestioni (finanche sollecitazioni) da cui, nel suo quotidiano agire e
operare, resta affascinata. Uno dei luoghi dove maggiormente si vivono, in
maniera anche forte, alcune di queste suggestioni è la Cappella Sistina,
trasformatasi in simbolo, nel corso dei secoli, di infinite digressioni. Sono rari,
infatti, altri luoghi dove, nello stesso spazio, in un potente hic et nunc, stanno insieme persone così
diverse per credo religioso e finalità. È questo fantasmagorico ambiente che
Gagulic ha voluto riprodurre, con un risultato non sempre convincente.
Realizzando sagome in plexiglas a grandezza naturale,
ha congelato il visitatore tipo della Sistina. Bloccato in azioni che lo rendono
universalmente riconoscibile, perché espressione di alcune delle peculiarità
più note nell’immaginario collettivo (il giapponese che fotografa), o perché
riproducono gesti tra i più comuni. Ma la magia dell’arte sta proprio qui,
nella capacità di raccogliere, di fronte a sé, persone altrimenti lontane, come
l’araba a fianco del prete. Persone con convinzioni religiose distanti ma che,
pacificamente, convivono sotto l’egida della potenza artistica. E, quindi, del
forte impatto emotivo-sensoriale che ognuno vive al momento del suo ingresso
nella Cappella.
Sagome trasparenti, pressoché anonime, sulle
quali Gagulic è intervenuta con sommari gesti pittorici. Profili comuni che
ottengono consistenza solo alla presenza di una fonte luminosa. Fonte che
proietta, così, la loro ombra. Con un procedere artistico che, in maniera
diversa, ricorda Fabrizio Corneli se
non addirittura Graciela Sacco, l’artista croata ha voluto piuttosto
creare una sorta di cortocircuito perché, a essere osservati, non sono più i
capolavori rinascimentali, bensì il variegato universo dell’essere umano. Sono
quindi rappresentati un prete (immancabile), due donne arabe, un orientale
(anch’esso immancabile), una donna incinta e una donna europea.
Al pari di Gabriel Kuri con i suoi
scontrini fiscali, Gagulic con i suoi biglietti d’ingresso (circa 90) ai Musei
Vaticani, che partono dal 2006 (anno in cui l’artista si è trasferita nella
Capitale), ha creato una sorta di diario che testimonia lo scorrere del tempo e
traccia una sezione della sua vita (perché l’artista è anche guida turistica)
ma sono, soprattutto, la testimonianza di un passaggio. Quindi, della memoria.
L’installazione, approntata al piano
inferiore della galleria, è completata dalla registrazione dell’annuncio in
cinque lingue, ciclicamente lanciato all’interno della Cappella, “Non fotografare. Fate silenzio”.
Gagulic
a casa di Bettie Petith
daniela trincia
mostra
visitata l’8 ottobre 2010
dall’otto ottobre al 27 novembre 2010
Ruza Gagulic – The Beholder
a cura di
Micòl Di Veroli
Dora Diamanti Arte Contemporanea
Via del Pellegrino, 60 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a sabato ore 15.30-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0668804574; info@doradiamanti.it;
www.doradiamanti.it
[exibart]