La Storia della Fotografia è, come quasi tutta la Storia, famosa soprattutto per gli scatti realizzati dagli uomini ma, negli ultimi anni importanti musei come la Gare d’Orsay di Parigi, hanno cominciato ad esporre anche i lavori di tutte quelle straordinarie donne fotografe che sono state delle vere e proprie pioniere di un genere artistico agli albori e ancora tutto da esplorare. È interessante sottolineare come nel resoconto dell’enorme mostra organizzata alla galleria parigina del Jeu de Paume e consacrata alle “Donne artiste d’Europa” ‒ apparso nell’aprile 1937 sulla rivista L’Officiel de la couture et de la mode de Paris ‒ il critico S.R. Nalys scrive a proposito delle donne fotografe rappresentate: “Nella sua brutalità, l’uomo punta l’obbiettivo come una mitragliatrice. La donna, invece, lo maneggia amorevolmente, dopo aver accarezzato con lo sguardo il soggetto che si propone di immortalare. Un abisso separa i loro gesti: la femminilità”. Ed è proprio questa immagine stereotipata di una femminilità edulcorata e zuccherosa in maniera quasi nauseante, diffusa dalla stampa mondana dell’epoca, che ha finito per relegare il lavoro delle donne fotografe in un limbo opaco dominato dal “genere” (ritratti di bambini, animali, paesaggi campestri, nature morte ecc.).
Eppure, sono tante le fotografe che stabiliscono nelle loro immagini una distanza critica rispetto alla loro condizione sottolineandone le contraddizioni e, anche, esprimendo senza mezzi termini la violenza dei rapporti tra i sessi e la morsa della coppia.
A Roma, l’American Academy, dedica una delle prime mostre di questa stagione a tre donne fotografe che in epoche diverse hanno immortalato la Città Eterna con tutta la sua decadente bellezza e le sue insanabili contraddizioni. “A View of One’s Own – Three Women Photographers in Rome: Esther Boise Van Deman, Georgina Masson, Jeannette Montgomery Barron” curata da Lindsay Harris, Peter Benson Miller e Angela Piga comprende una selezione di immagini scelte per la maggior dalle collezioni fotografiche dell’archivio dell’Accademia e realizzate da tre donne fotografe statunitensi di tre generazioni successive.
Esther Boise Van Deman (1862-1937) giunge a Roma dal Michigan nel 1901 a 39 anni per studiare il culto della Dea Vesta e li comincia a frequentare, unica donna, il mondo accademico degli archeologi che, pur con molte diffidenze, l’accolgono nella loro cerchia ristretta. Prima fotografa archeologa donna ha scattato centinaia di immagini che sono ancora fondamentali per lo studio delle tecniche laterizie nell’antica Roma. Georgina Masson, conosciuta come Babs, ma il suo vero nome era Marion Johnson (1912-1980) si stabilisce a Roma negli anni ’40 dove, non solo scrive due famosissime guide turistiche, utilissime per chi all’epoca desiderava visitare Roma e i giardini italiani, ma scatta anche più di 5.000 immagini della capitale d’Italia che dopo la sua morte lascia in eredità all’Accademia Americana. Mentre Jeannette Montgomery Barron (1956) coglie attimi e frammenti della realtà contemporanea con la velocità che solo uno smartphone può dare creando una sorta di caleidoscopico mosaico di immagini che ritraggono Roma nei suoi più surreali particolari: la scarpa fetish calzata da un manichino in un negozio di abbigliamento, le bucce di un mandarino lasciate fra gli interstizi della facciata di un palazzo, frammenti di cielo. Questa carrellata di immagini che ritraggono Roma dalla Belle Epoque ai nostri giorni ci restituiscono tutta la bellezza di una città che ancora, nonostante tutto, continua ad affascinare e a sorprendere.
Paola Ugolini
mostra visitata il 13 ottobre
Dal 13 ottobre al 27 novembre 2016
A View of One’s Own
American Academy of Rome
Via Angelo Masina, 5
Orario: venerdì, sabato, domenica 16.00-19.00
Info: www.aarome.org