La prima personale romana di
Giovanni Ozzola (Firenze, 1982) presenta dieci fotografie a colori di grande formato dal titolo
After the rain, tratto da una canzone del grande bluesman Muddy Waters. E sono proprio le sensazioni, le emozioni che si possono provare dopo una giornata di pioggia che l’artista ferma nelle sue immagini.
I soggetti sono molto diversi fra loro. Si va dagli studi sulla rifrazione della luce su fondi colorati a rami fioriti che si stagliano nel buio, da interni di abitazioni a una figura femminile di spalle alla finestra. La luce è dunque il vero scopo della ricerca di Ozzola, mentre i soggetti fotografati sono strumenti, utensili,
in quanto servono soltanto a restituire la luminosità che li rende visibili e che muta a seconda della posizione, dell’ora e del tempo in cui l’immagine è stata colta.
Se la luce, nella sua essenza, non si può ritrarre, quando colpisce un soggetto (modificandolo o esaltandone forma e colore) si concretizza e quindi si può catturare. E sono proprio questi effetti, immortalati nell’immagine fotografica, a interessare Ozzola. Le opere esposte non rappresentano quindi un percorso, ma contribuiscono nel loro complesso a svolgere il tema; ognuna, nella sua diversità, porta una significativa testimonianza a suo sostegno.
In galleria c’è però un’undicesima foto, dal titolo
Smoke, una nuvola di fumo su un fondo scuro. Un’immagine che fa parte di
After the rain, ma che è pure la prima di una nuova ricerca a cui Ozzola sta lavorando in questi mesi.
L’artista toscano è un autodidatta che ha iniziato la propria carriera a quindici anni come assistente di un fotografo di moda; la prima mostra coincide con i suoi diciotto anni. La macchina fotografica e la videocamera sono i mezzi con cui lavora, sono i sensori che registrano semplici eventi esterni, estrapolati dal loro contesto in modo da emergere come nuove forme sensibili.
Finora Ozzola aveva realizzato progetti speciali e video-installazioni in importanti sedi fiorentine e pisane, nonché una personale nel 2006 alla Galleria Continua di San Gimignano. Nel 2008, una sua opera ha ottenuto un prestigioso riconoscimento, classificandosi al secondo posto nella categoria Gigawatt del Premio Terna.