Palazzo Patrizi a Via Margutta. Quante storie potrebbero raccontare queste mura! Storie dimenticate che farebbero proustianamente rivivere gli atelier dei numerosi artisti che vi soggiornarono…Pablo Picasso, Jean Cocteau, Max Frisch… e poi l’Associazione Artistica Internazionale che vi si insediò fin dal 1887 e che fu per decenni un punto di riferimento mondiale, con le sue scuole d’arte, il suo teatro, le sue feste danzanti…e poi ancora, la British Academy of Arts in Rome – allogata al pianterreno – un’istituzione ottocentesca nata nel clima culturale del Gran Tour per aggregare la comunità artistica anglosassone stanziante o di passaggio. In questo piccolo, raccolto universo denso di storia, da qualche mese, ha aperto i battenti la nuova sede della Galleria Apolloni che ha scelto di dedicare la mostra inaugurale all’opera multiforme e ingegnosa di Duilio Cambellotti (Roma, 1876-1960). Una mostra già presentata l’estate scorsa al Museo Emilio Greco di Sabaudia e che viene oggi riproposta arricchita di numerosi apporti. Che dire di Cambellotti? Pittore, scultore, scenografo, illustratore, costumista, artigiano, attento e infedele studioso dell’antichità greca, romana ed etrusca; fu intrigato dalla preziosa eleganza delle forme liberty e dal socialismo estetico-umanitario di Lev Tolstoj e di William Morris; fu insuperato e industre cantore dell’agro romano e salutò l’imponente bonifica mussoliniana delle paludi pontine con una delle sue opere più celebri e più ispirate: il trittico intitolato “La Redenzione dell’Agro Pontino” e ubicato nella sala del Consiglio Provinciale della Prefettura di Latina.
La lupa e le 17 contrade del Palio di Siena, 1932, tempera su cartoncino, cm34x23,8
Un’alacre, paziente, costante attività creativa testimoniata anche da questa pregevole mostra di Via Margutta che offre all’occhio intento del riguardante una composita collezione di disegni, gessi, bronzi, xilografie, terrecotte, qualche mobile intagliato: scintillanti frammenti di quel vasto e dialettico universo cambellottiano fatto di fiere figurazioni arcaiche e di cesellate stilizzazioni georgiche e bucoliche, di studiati simboli esemplari, non di rado teriomorfi – come forme raccolte attorno a un pensiero, avrebbe detto l’artista – e di dinamiche, inquiete immaginazioni visionarie, talvolta d’intonazione eroica e solenne, più spesso tinte di un pathos tragico, quasi un riflesso mnestico della mortifera solitudine delle paludi malariche. Cattura la nostra attenzione un disegno – anno 1911 – titolato Il Sublicio e tratto da una serie dedicata ai miti latini arcaici. È un fermo immagine dal forte impatto drammatico: il re Anco Marzio, nella sua letterale funzione di pontefice, è intento a costruire lo storico ponte. La sintesi dinamica del corpo ricurvo sull’opera confligge armoniosamente con il canone anatomico e l’ocra e la biacca uniscono l’uomo e la natura nell’abbraccio avvolgente di un destino comune. Aleggia su tutta la composizione un che di primordiale, di tellurico, come uno sguardo antico e paternamente vigile sospeso sul dramma insoluto della vita.
Luigi Capano
Mostra visitata il 16 dicembre
Dal 27 ottobre al 28 febbraio 2018
Duilio Cambellotti, “Io sono Cambellotti”
Galleria W. Apolloni
Via Margutta 53 B, Roma
Info: tel. 06 68308994, www.laocoontegalleria.it