Dell’esposizione fanno parte 45 opere donate da Paola Levi Montalcini alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma dopo la sua morte assieme ad altre 74 scelte dalla curatrice insieme alla sua équipe scientifica. A differenza della sorella Rita che ha lavorato a lungo nei laboratori americani, l’esperienza lavorativa di Paola resta più legata all’Italia e a Torino, suo luogo di nascita, “città monarchica e fluviale” come la definì de Chirico, il quale fu uno degli estimatori di Paola Levi Montalcini tanto da dedicarle una monografia nel 1939. Di riconoscimenti Paola ne ebbe diversi. Va ricordato innanzitutto la sua frequentazione in gioventù, durante gli anni 1928-29, dell’atelier di Felice Casorati , uno dei più importanti artisti del novecento.
Nel 1931 espone alla prima Quadriennale Nazionale di Roma, nel 1934 è alla seconda Quadriennale di Roma e nel 1936 alla XX Biennale di Venezia. Nel 1956 frequenta a Parigi lo studio di S. W. Hayter approfondendo le sue conoscenze tecniche nel campo dell’incisione e della grafica.
La mostra, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Soprintendenza alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, si snoda in due sale distanti tra di loro in cui le opere esibite non si susseguono in ordine cronologico. Si inizia al pian terreno con un quadro intitolato “cavalli con mantello rosso bruno” del 1965, che apre la mostra ed appartiene a quella serie di opere realizzate alla fine degli anni 60 su perspex stampato a linee nere geometriche e montato su tela. L’effetto ricorda le pellicole fotografiche ed appartiene agli anni in cui Paola Levi Montalcini si è da poco installata a Roma, nell’appartamento che condividerà con la sorella Rita fino alla sua morte nello scorso settembre. In un angolo della sala si trovano alcune tele ad olio risalenti agli anni 40-50 facenti parte del suo seppur breve periodo figurativo, sono di questi anni il quadro “spettatori” mentre il ritratto “Giuseppino”, che vinse la medaglia dell’Associazione fascista Professionisti e Artisti è del 1937.
In fondo alla sala del pianterreno pende dal soffitto un bel “mobile” in legno noce, “onda verticale ”, che è costituito dalla sovrapposizione di 3 elementi ad onda che ricordano il volo di un uccello ed è del 1990. E’ circondato dalla serie di Morsure su lastra di rame in cui è incisa una serie di segni geometrici e dalle calcografie del 1973-86 che sono incisioni a secco su carta con gli stessi temi delle Morsure.
Al piano superiore del complesso S. Michele distacca uno spazio riservato ad una serie di sculture verticali a colonna, contenenti dei tubi luminosi che proiettano diversi effetti di giochi di luce. Queste strutture furono esposte nel 1969 allo studio Farnese di Roma insieme ad opere degli architetti Paolo Portoghesi e Vittorio Gigliotti. Il catalogo della mostra riporta un affettuoso prologo di Rita Levi Montalcini ed i saggi di Simonetta Lux, Augusto Pieroni, Lorella Scacco, Paolo Martellotti, Cesare de Seta. E’ edito dall’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani e le fotografie sono di Claudio Abbate.
consuelo valenzuela
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