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Davide Monaldi è giovane, timido e circondato da un alone di spiazzante innocuità. Come nella sua scultura Shy boy dove il personaggio scompare dentro se stesso, anche l’artista si racconta senza svelare troppo. Nella piccola galleria di Piazza Dante espone una manciata di opere che raccontano in poche inquadrature la sua evoluzione di scultore/narratore. Egli stesso fa una distinzione tra i suoi lavori più figurativi e quelli successivi (che non definirei meno figurativi dei primi) in cui si lascia alle spalle la centralità della figura umana.
C’è quindi un passaggio netto dagli autoritratti scultorei, dove il viso di Monaldi veste ogni personaggio con un intento tanto autobiografico quanto generalizzante, e gli elastici di terracotta che compongono l’installazione del 2014. È come se il racconto si fosse spostato dalla vita di un’umanità indistinta e insignificante a quella degli oggetti trascurati, le piccole cose, una gomma da masticare gettata a terra, il canestro da basket in una casa senza bambini, uno zerbino. Come in una fiaba di Andersen, il mondo inanimato e quotidiano si trasforma in un universo densamente e inaspettatamente simbolico, narrato attraverso una lente singolare, infantile nel punto di vista e nella inaspettatezza dell’interpretazione. Tutto intorno alla stanza corrono 400 figurine, piccoli ritratti di tutti i più grandi esponenti dell’arte contemporanea, una collezione imponente che da un lato identifica un obiettivo dell’artista, essere uno di loro, ma dall’altra fa spazio alla riflessione sulla forse eccessiva ampiezza del panorama attuale e sulla vera natura del collezionismo.
Parallelamente alla ricerca di nuovi soggetti Monaldi sviluppa un’esperienza tecnica che porta a realizzazioni di crescente complessità e a un maggiore desiderio di sperimentazione.
Uno dei fil rouge delle opere presenti è l’utilizzo della ceramica, un materiale tradizionale nell’artigianato ma originale nel campo dell’arte contemporanea e che impone i propri tempi e metodi di produzione di cui l’artista si cura personalmente, dall’inizio alla fine.
Parlando della ceramica Monaldi la definisce “sdrammatizzante”, un modo per vestire casual l’inquietudine che rende viva la sua opera e su cui l’artista sorvola forse per non indirizzare troppo l’interpretazione dell’osservatore. La ceramica è il filtro materico che rende domestico e accogliente l’ambiente che abita.
È bella la personale di Davide Monaldi, perché nei suoi lavori, profondamente intimi, è possibile cogliere un sentire universale.
Martha ter Horst
mostra visitata il 17 febbraio 2015
Dal 6 febbraio al 28 marzo 2015
Davide Monaldi
Studio Sales di Norberto Ruggeri
Piazza Dante 2, 00185 Roma
Orari: dal martedi al venerdì dalle ore 11.30 alle 19.30 – sabato: dalle 15.30 alle 19.30 e su appuntamento
Info: 06 7759 1122