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La Casa di Goethe a Roma ospita il secondo appuntamento di Costellazioni, una rassegna espositiva dedicata al ritrovamento di preziosi documenti che testimoniano il passaggio di personaggi illustri nella Capitale durante il secolo scorso, legati in qualche modo – soprattutto sentimentalmente – alla sua storia e a quella del nostro paese. L’appuntamento di quest’anno, sempre a cura di Giuseppe Garrera e Maria Gazzetti, racconta i risvolti meno noti di uno dei padri della performance e dell’arte come azione sociale negli anni Settanta: Joseph Beuys. La mostra Beuys. Viaggi in Italia, inaugurata il 9 novembre, omaggia il museo dedicato a Goethe e riporta in luce l’intenso rapporto dell’artista tedesco con l’Italia, ricostruendolo tassello per tassello e rivelandone il substrato devozionale, così lontano dalla visione attuale del nostro paese e delle radici che ci legano ad esso. Le opere esposte sono tutte di proprietà della Collezione Garrera e recuperate dallo stesso nelle strade di Roma, tra bancarelle di svuotacantine e mercatini delle pulci, salvate dall’oblio grazie ad un meticoloso collezionismo “di strada” vicino al concetto baudelairiano di flȃnerie che viene raccontato in volume omonimo – Storie di collezionismo di strada –, in vendita a corredo della mostra e illustrato da Max Renkel. Volantini, inviti, manifesti, edizioni, cartoline e altri preziosi feticci sono solo alcuni dei materiali esposti, che testimoniano con chiarezza l’impegno profuso da Beuys nel tentativo di preservare il patrimonio umano italico erigendolo a modello sociale, nonché la diffusione straordinaria che hanno avuto i suoi propagandistici “materiali di agitazione”. Con un occhio di riguardo per la salvaguardia del Mezzogiorno e di città come Foggia, Napoli, Capri, considerate dall’artista custodi di un’umanità cristallizzata nel tempo ed esemplare per il suo ideale di rifondazione di una civiltà libera dai dogmi del Capitalismo. La mostra si apre con una mappa che segnala vari punti di Roma che, come in una costellazione, vanno a comporre l’itinerario del ritrovamento dei materiali esposti; sempre nella sala iniziale, si viene accolti dal manifesto a grandezza naturale della mostra alla Modern Art Agency di Napoli nel 1971, dove il Beuys de La Rivoluzione Siamo Noi accoglie il visitatore con solennità sacerdotale.
Joseph Beuys, Collezione Garrera
Numerosissimi sono i pezzi che spiccano per rarità e curiosità, dal
manifesto firmato a quattro mani con Andy Warhol nel 1980 alla bottiglia
ancora intatta di vino F.I.U. Difesa della Natura, che testimonia l’intensa attività svolta dall’artista nelle terre abruzzesi a difesa dell’agricoltura e della biodiversità. Non mancano ovviamente i ricordi legati alla città di Roma, tra i quali emergono i materiali relativi alle lezioni tenute da Beuys agli Incontri Internazionali d’Arte di Palazzo Taverna nel 1972: quaderni, lettere, appunti e un’immancabile fotografia dell’artista con le celebri lavagne alle spalle, immortalato da Massimo Piersanti. E ancora, emerge l’amore per la città di Foggia e per la gente lì incontrata, considerata da Beuys ultimo baluardo di gentilezza e semplicità in un mondo dilaniato dall’egoismo della guerra: Prendi Foggia sul serio, ne vale la pena… è il titolo di una stampa off-set che ritrae il Municipio della città, al quale – come spiega una didascalia – l’artista avrebbe desiderato donare tutta la propria collezione per farne un museo, purtroppo mai realizzato. Una mostra dunque dal percorso inedito, scientifico, forse quasi maniacale, ma che per questo costituisce un’occasione unica per riavvicinarsi a un artista ormai anche troppo noto con sguardo nuovo, con attenzione nostalgica e silenziosa. Ricordandosi anche di andare a scovare, disseminato per tutta la mostra come in un gioco, il celebre cappello di feltro che così spesso Beuys scarabocchiava al posto della propria firma.
manifesto firmato a quattro mani con Andy Warhol nel 1980 alla bottiglia
ancora intatta di vino F.I.U. Difesa della Natura, che testimonia l’intensa attività svolta dall’artista nelle terre abruzzesi a difesa dell’agricoltura e della biodiversità. Non mancano ovviamente i ricordi legati alla città di Roma, tra i quali emergono i materiali relativi alle lezioni tenute da Beuys agli Incontri Internazionali d’Arte di Palazzo Taverna nel 1972: quaderni, lettere, appunti e un’immancabile fotografia dell’artista con le celebri lavagne alle spalle, immortalato da Massimo Piersanti. E ancora, emerge l’amore per la città di Foggia e per la gente lì incontrata, considerata da Beuys ultimo baluardo di gentilezza e semplicità in un mondo dilaniato dall’egoismo della guerra: Prendi Foggia sul serio, ne vale la pena… è il titolo di una stampa off-set che ritrae il Municipio della città, al quale – come spiega una didascalia – l’artista avrebbe desiderato donare tutta la propria collezione per farne un museo, purtroppo mai realizzato. Una mostra dunque dal percorso inedito, scientifico, forse quasi maniacale, ma che per questo costituisce un’occasione unica per riavvicinarsi a un artista ormai anche troppo noto con sguardo nuovo, con attenzione nostalgica e silenziosa. Ricordandosi anche di andare a scovare, disseminato per tutta la mostra come in un gioco, il celebre cappello di feltro che così spesso Beuys scarabocchiava al posto della propria firma.
Alice Bortolazzo
Mostra visitata il 9 novembre
Dal 10 novembre 2018 al 28 aprile 2019
Costellazione 2 – Beuys. Viaggi in Italia
Casa di Goethe,
via del corso 18, Roma
Orari: tutti i giorni 10.00-18.00
Info: www.casadigoethe.it