C’è un limite, che –ovviamente- non deve essere oltrepassato. C’è un ambiente piccolo, ma non claustrofobico, creato ad hoc. E c’è l’effetto sorpresa. Non c’è –e il nodo della questione forse sta tutto qui- nulla di troppo: come dire, Marinella Senatore (Cava de’ Tirreni, Salerno, 1977; vive a Roma) non si concede elementi superflui, orpelli, variazioni sul tema. Niente che offra appigli allo sguardo: solo il bianco delle pareti, un piccolo specchio ed un’immagine riflessa. Che non torna.
Così, fermo sulla soglia, chi guarda non ha di fronte altro: una piccola stanza candida (ricavata chiudendo con un tramezzo una porzione della galleria) ed uno specchio di metallo che restituisce, inaspettatamente, l’immagine di un piastrellato bianco decorato a motivi blu. E ancora, la luce, protagonista: che imbeve, calda, l’ambiente, salvo poi diventare affilata come una lama, di traverso lungo le piastrelle, nel riflesso dello specchio.
Un’installazione minimale, giocata su un margine sottile: l’evidenza placida dei fatti, l’elemento ambiguo, la piccola cocente sfasatura che incrina l’equilibrio. Allestita come un set, la stanza (come allusione alla casa) è un luogo ricorrente nel lavoro di Senatore: spazio della memoria (personale, in primis, ma con un’attitudine innata verso l’universale) o di punto di snodo. Dove presente e passato, fatti vissuti o solo immaginati, si sovrappongono, s’intrecciano, ritornano. Complice e deus ex machina, un’illuminazione sapiente in grado di ricreare tanto un chiarore zenitale, quanto l’effetto notte.
Ed è la componente scenografica l’aspetto forse più palese negli interventi –siano foto o installazioni o video- dell’artista, con il rischio, talvolta, che l’abilità tecnica potesse, alla fine, prendere il sopravvento sulla sensibilità poetica, come una sorta di virtuosismo freddo, ormai snaturato. Pericolo del tutto scampato in Castilia, in cui le presenze sono ridotte al minimo: un unico oggetto, una suggestione che s’insinua delicatamente, la luce che lambisce il limite estremo della stanza. Fuori, il buio.
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