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fino al 29.II.2004 Ouattara Watts Roma, Magazzino d’Arte Moderna
roma
Colori caldi come quelli dell’Africa. L’immediatezza dei graffiti. E un’innegabile allure newyorchese. Così sono le enormi tele di Ouattara Watts. Tra la Costa d’Avorio e la Grande Mela. Complice un fortunato incontro con Jean Michel Basquiat…
Ouattara Watts è un artista cosmopolita, vissuto tra la calda Costa D’Avorio e la caotica New York. Tra una cultura –quella africana- pregna fino al midollo di sacralità, di simbolismi e una –quella statunitense- fatta di mille pezzi colorati, melting pot di idee, di religioni e di spinte artistiche. E questo è il fermento che si respira guardando una tela a dimensione parete di Ouattara W atts. Nato nel ’57 in Costa d’Avorio, diplomato a Parigi all’Accademia di Belle Arti quindi insediato a New York. Nella New York degli anni ’80, in piena esplosione di artisti nati sotto il segno della Pop Art. Qui incontra Jean-Michel Basquiat: icona del periodo. Una conoscenza che lo segnerà artisticamente per sempre, fortunata e prolifica, tanto che si tradurrà nell’allestimento di una personale –siamo nel 1989- di Watts sotto il protettivo aiuto di Basquiat.
E’ l’inizio: l’artista comincia a raccontare la sua tradizione natìa vestendola dei simbolismi e delle forme dell’arte contemporanea. Ecco, quindi, che elabora tele dalle dimensioni avvolgenti a fianco a quadretti in carta. I lavori sono un collage di colori caldi, toni rossi o avorio, sfumature del marrone e del bordeaux, su materiali compositi e composti per ridare vita alla spiritualità della sua terra d’origine. Stralci di stoffa, pezzi di legno, sacchi di tela…diventano immagini evocative dell’ambiente di provenienza, intrise di spirito primordiale e di sacralità. Si uniscono a disegnare teschi e figure impegnate in scene rituali e tribali. A fondamento del suo lavoro, la convinzione che a governare la realtà intervenga un ordine cosmico, fatto di incroci tra luoghi e di connessioni tra le cose. Quindi mischia oggetti, come mischia tradizioni. Nasce in un posto ma ne abbraccia mille altri, fino a cancellare la sua provenienza, la sua cultura, per diventare un po’ questo, un po’ quello. Il risultato è una molteplicità visuale fatta di un crogiolo di forme. Che è –a suo modo- lo specchio di questo tempo.
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micol passariello
mostra visitata il 31 gennaio 2004
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Magazzino d’Arte Moderna via dei Prefetti 17 (centro, parlamento) 066875951, magazzinoartemoderna@katamail.com , mar_ven 11-15/16-20 sab 11-13/16-20
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