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fino al 29.III.2003 | Elizabeth Peyton | Roma, RomaRomaRoma

di - 25 Febbraio 2003

Volti celebri come Eminem, Noel Gallagher, Leonardo diCaprio, personaggi storici come Napoleone o la Regina d’Inghilterra, amanti o semplici amici. I soggetti delle opere di Elizabeth Peyton (1965) sono molto diversi tra loro, ma identico è l’approccio emotivo che l’artista ha nei loro confronti: un approccio empatico, che traspare in tutti i suoi ritratti, siano essi dipinti ad olio o semplici disegni.
Con uno stile intuitivo dai tratti delicati, la Peyton rielabora, attraverso il mezzo pittorico, immagini trovate nei più diffusi magazines o da fotografie che lei stessa ha scattato.
I protagonisti dei suoi lavori appaiono tutti di una bellezza fragile, con accenti femminei, hanno volti infantili, sconfortati.
Tra le opere esposte spicca un ritratto di Eminem, dove il rapper (finto) maledetto ci fa quasi tenerezza, allo stesso modo di Kurt Cobain, ripreso in un atteggiamento malinconico, che bene esprime la fragilità del personaggio. Le opere presenti in galleria, create esclusivamente in occasione di questa prima personale romana dell’artista americana, sono tutte eseguite su carta ma usando tecniche diverse come il carboncino, la matita e l’acquerello. Ed è proprio in questi ritratti, che, ancor più che nei dipinti ad olio, si percepisce chiaramente il forte senso di intimità che lega la Peyton ai suoi modelli che – nonostante la fama – riesce a rendere cosi umani. Generalmente l’artista predilige i piccoli formati, attribuendo ai suoi lavori un carattere privato intitolandoli con il nome proprio della persona rappresentata.
La sua è una pittura che riesce, con pochi tratti, a caratterizzare l’aspetto più sensibile della persona rappresentata. I volti dei suoi protagonisti appaiono in una forma introspettiva, con un disegno cosi delicato da renderli quasi asessuati. Colori lucidi, puliti, trasparenti, che spesso contrastano con i personaggi cosi problematici e controversi che ritrae.
I miei modelli sono Goya, Velasquez, Sargent e Warhol afferma in un’intervista la Peyton, ma ciò che la differenzia è che, come lei stessa dice, io dipingo solo persone che amo.

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luca lopinto
mostra vista il 18.I.2003


Elizabeth Peyton
RomaRomaRoma, Via Dell’Arco dei Tolomei 2 (Trastevere-Isola Tiberina), 065881761 mar_sab 12.00-19.00 o su appuntamento, mail@romaromaroma.biz


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  • ... a prescindere dal fatto che la Nuova Figurazione sia una cosa del tutto lodevole - magari, e con qualche difficoltà, anche in versione acquarello - ho spesso notato che chi ritrae o ha ritratto la l'anonima bella persona della porta o del "bar" accanto, sia spesso riuscita a dare - artisticamente - di più... e se dipinge ciò che ama, mi ritengo più che felice dei miei amori non internazionali...

  • Caro palz
    Ci sono cazzoni che fanno i quadri con il computer e poi riempiono i siti di immagini "truccate" e si sentono ganzi.
    Ma io ho visto anche tantissimi siti web di pittori (quelli che usano il pennello) che mi sembrano fatti da artisti altrettanto cazzoni.

    Non credo che dipingere con le proprie mani possa considerarsi automaticamente un salavacondotto che ti permetta di schierarti fra i grandi dell'arte.

    E'importante ciò che significano i tuoi lavori o ciò che riescono a suscitare nelle persone che li guardano, che poi siano fatti a mano, attraverso una macchina o un assistente pagato, a mio parere ha ben poca importanza.
    E i tagli di Fontana e la merda d'artista di Manzoni difendono la mia tesi, non la tua.
    Buon lavoro.

    il lavoro di Elizabeth Peyton non mi interessa

  • a prescindere.
    La nuova figurazione è una bufala, come il metropolismo e tutte le altre buffonate che qualche critico butta nel mercato.
    Oh come si divertono quelli con il computer poi, è tutta una risata...E la prendono anche sul serio: arte digitale la chiamano. Che presunzione ! Anch'io mi diverto a fare dei disegnini con photopaint, ma mi sentirei un emerito cretino se mi facessi un sito e lo riempissi di baggianate con effetti speciali e foto ritoccate.
    La pittura che oggi riempie alcune mostre è l'offesa alla pittura stessa, e a tutta la storia della pittura. Se dal bagaglio storico artistico che i giovani pittori hanno, viene fuori la fotografia colorata...bè, è piuttosto imbarazzante...ed arrogante chiamarla arte contemporanea. La trovo un banale esercizio che CHIUNQUE può fare. CHIUNQUE con una fotografia, magari un proiettore e armato di buona pazienza e due basi di tecnica pittorica riesce a fare tutti i quadri che ti pare.
    I Grandi del recente passato, interpretati da alcuni tedeschi negli anni ottanta, come da alcuni italiani e alcuni americani, sembra che oggi siano stati dimenticati. La passione e l'istinto, l'espressione pura viene soffocata da questi ridicoli giochetti con i pennellini che soddisfano tutti, specialmente i profani dell'arte. Che non conoscendo le metamorfosi della pittura di questo novecento (si scandalizzano a vedere un taglio e credono che la merdad'artista sia uno scherzo di Zelig) sono portati ad apprezzare la foto-pittura incondizionatamente.

    E comprarono tutti felici e contenti.

  • Leggere di fretta i commenti degli altri porta a riflessioni sbagliate.
    Se ti senti chiamato in causa perché usi degli "effetti speciali" per il tuo lavoro...sono affari tuoi se ti senti offeso nel tuo orgoglio d'artista.
    Se rileggi quel che ho scritto noterai che la mia polemica verteva in particolar modo sulle esposizioni di dipinti realizzati con le tradizionali tecniche pittoriche. E sono sicuro che la maggior parte dei siti web siano pieni di troiai fatti col pennello piuttosto che col computer. Così come nelle gallerie o in altri spazi espositivi. Anche perché costa meno un tubetto di colore e una tela che un computer con i relativi programmi di fotoritocco.
    A proposito di E.Peyton, non l'ho mai vista dal vero, né ho letto l'articolo qui sopra. Ho trovato fra i "commenti" i vostri interventi e ho detto delle cose che mi andava di dire, tutto qui.

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