Suona la campanella, tutti in classe. Dove quellâodore misto di gesso, carta, colori e fragranza di bambini sale alle narici, inconfondibile. Nellâaula del Maestro
Giuseppe Stampone (Cluses, 1972; vive a Roma) câè tutto il necessario: i banchi con i loro sgabelli, i cartelloni ai muri, la lavagna. Ma quei cartelloni, anzichĂŠ essere quelli colorati del ri-conosciuto abbecedario, sono bianchi, con puntuali disegni tecnici a matita e, in qualche punto, una campitura col bianco acrilico. â
Volevo ricostruire il primo giorno di scuolaâ, racconta Stampone, â
quando tutto è ancora da imparareâ. Quindi tutto può essere letto con occhi nuovi e visto con mente priva di preconcetti. Quando câè ingenua inconsapevolezza e ogni cosa può essere battezzata con un nome inedito.
Candore e verginitĂ tradotti attraverso il bianco dei cartelloni. E i titoli dei singoli lavori, con la loro semplicitĂ , descrivono tutto un mondo, quello contemporaneo, dominato dalla velocitĂ , dallâimperante e inarrestabile globalizzazione, e quello che comporta e determina, dallâannullamento delle distanze alla perdita di individualitĂ , al conflitto per lâaccaparramento e accantonamento di ricchezze, alla distruzione e allâimpoverimento delle risorse naturali.
Quegli âoggettiâ, alcuni di uso comune e quotidiano, altri entrati a forza nellâimmaginario collettivo, vengono sezionati come al microscopio,
quasi per carpirne lâessenza, per trovarne lâanima e capire da dove nasce il loro fascino e lâimpossibilitĂ di farne a meno.
Macchina economica per la misurazione del tuo tempo (lâinconfondibile swatch, icona degli anni â80, quando veniva battuto allâasta a cifre da capogiro),
Macchina per la visione a distanza (televisore),
Dispositivo per catturare la pelle delle cose (macchina fotografica analogica),
Dispositivo per la riproduzione intelligente (il preservativo). Altri evocano invece tutte le complicazioni economiche a essi legati (
Pompa per la circolazione del mondo, ovvero la trivella petrolifera) o i livelli della perversione umana (
Dispositivo ansiogeno, una bomba).
Tutti questi disegni âtecniciâ hanno il loro corrispettivo in bianchi modelli in scala. Ma, nascosto fra le gambe di un banco, câè Pinocchio, a simbolo dellâignoranza, della fase immediatamente precedente alla conoscenza. Conclude il ciclo delle invenzioni, la â+1â, originale del Maestro Stampone,
Diomira. Visibile solo per pochi giorni al Complesso di Santo Spirito in Sassia. Un banco di dimensioni enormi; grazie a una semplice scala a pioli, si può sbirciare allâinterno per scorgervi una New York resa attraverso anonimi parallelepipedi in ceramica bianca, sotto una soffice polvere bianca. Dove colui che si arrampica altro non è che Pinocchio, trasportato in Second Life.
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bellissima mostra. un progetto ironico e ben curato. complimenti alla zanin, e all'artista.
Finalmente un lavoro serio di una coscienza sopra le righe.