Stimolati dallo spazio messo loro a disposizione, un centro commerciale nella periferia romana, la coppia di artisti torinesi Botto & Bruno (Gianfranco Botto, 1963 e Roberta Bruno, 1966) hanno realizzato l’installazione intitolata Waiting for the early bus. Modificando radicalmente la pianta del locale, i due hanno ricreato una parte di periferia di un’ipotetica grande città, con l’intento di evitare una determinata localizzazione. Tutto il loro lavoro è basato sull’attesa: nelle periferie l’attesa è una componente fondamentale, come scrive Marco Lodoli in un testo di presentazione della mostra: “Unica è la periferia e uno solo il suo linguaggio, quello dell’attesa di niente. Chi vive nella periferia pensa che qualcosa dovrà per forza cambiare, e aspetta”. Nel video che dà il titolo al progetto infatti, è ripresa una bimba sudamericana con la mamma, entrambe in attesa dell’autobus. Il filmato in bianco e nero è realizzato dai due artisti senza nessun artificio digitale, usando solo il montaggio. Il contenitore in cui il video viene proiettato è la ricostruzione di uno di quei vecchi cinema di seconda visione che non ci sono più, nel caso specifico si tratta del cinema Impero, che si trovava in una città pugliese. In un percorso cittadino allestito intorno al cinema, i visitatori possono camminare e vedere delle riproduzioni di realtà tipiche delle periferie urbane, come fabbriche abbandonate o edifici popolari degradati. Al centro, la fermata dell’autobus, con la sua palina rovinata ormai priva di informazioni, fissata su un basamento che riproduce lo scalino di un marciapiede: sembra un totem, una scultura urbana commissionata dagli artisti agli scenografi di Cinecittà.
Non è una denuncia del degrado delle periferie urbane il centro della ricerca che da alcuni anni Botto & Bruno portano avanti con coerenza, ma un forte impegno a conservare la memoria di questi luoghi, quasi a volerne lasciare una traccia e anche in fretta, prima che demolizioni selvagge trasformino intere aree in parcheggi, supermercati o in enormi cinema multisala.
“Non c’è nessun progetto di urbanizzazione pensato e meditato per queste aree periferiche”, dichiarano gli artisti ad Exibart, “secondo noi sarebbe molto meglio conservare quanto già c’è e pensarne un riuso intelligente e utile volto a svolgere una positiva azione sociale di aggregazione per gli abitanti di quei quartieri”. I due si sono poi dedicati alla realizzazione di quelle che chiamano le fanzine: collage di immagini, in questo caso di sole cantanti, prese da riviste musicali, che diventano manifesti, appesi alle pareti o ammucchiati a terra.
Nati e cresciuti nella periferia operaia torinese, a Mirafiori, Botto&Bruno parlano di questi luoghi con cognizione di causa. Entrambi figli di operai raccontano come il loro lavoro in comune sia stato anche il mezzo per sopravvivere, in luoghi in cui se non ti crei una identità forte diventa impossibile andare avanti. Studenti all’Accademia di Belle Arti a Torino con professori come Giulio Paolini e Giuseppe Penone, Botto & Bruno hanno iniziato la loro attività nel 1992 e le prime personali risalgono al 1996. Questa intensa mostra inaugura la rassegna Art in the city, curata da Ludovico Pratesi, che ospiterà in questi spazi mostre di giovani artisti italiani: il prossimo sarà Flavio Favelli.
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