Questa mostra riflette una tensione intellettuale che investe anche l’Italia, così Claudio Strinati, soprintendente per il Polo Museale Romano, definisce il progetto dell’esposizione realizzata in collaborazione col Reina Sofìa di Madrid. Una rassegna che mette a disposizione del pubblico romano i capolavori custoditi nel museo madrileno, costituito interamente da opere contemporanee che dal 1980 sono state acquisite come collezione permanente. La volontà della Spagna di investire nell’arte del presente, menzionata da Strinati come esempio dinamico che Roma sta seguendo, ha portato al costituirsi una collezione che rappresenta degnamente la produzione artistica iberica del XX secolo. Al Museo del Corso vengono esposti alcuni pezzi ritenuti fondamentali per la comprensione del percorso storico. Si parte dalle avanguardie cubiste e surrealiste che – ricorda il direttore del Reina Sofìa Juan Manuel Bonet – parlano la lingua spagnola attraverso personaggi come Picasso, Gris, Mirò, Blanchard, Gargallo, Dalì. Sono esposte tele e sculture di grande spessore storico e estetico tra cui notiamo un olio di Picasso mai presentato in Italia (Le Compotier, 1910) e due tele di Dalì dallo stile ancora cubista e metafisico. Di Mirò sono esposte sculture degli anni settanta di sapore fiabesco (Il re guerriero,1981-83; Donna e uccello, 1971) che si accordano col nutrito numero di opere della sezione sull’arte dopo la guerra civile (1940-75). Qui troviamo nomi meno noti al grande pubblico ma forse i più rappresentativi della scena culturale. Molti di loro hanno avuto contatti fecondi con l’arte italiana, se pensiamo al parallelo tra Vedova e Antonio Saura, tra Burri e Millares o ai contatti che gli artisti del gruppo El Paso – generazione di astrattisti – intrattennero col nostro paese, tanto da allestire la loro ultima esposizione alla galleria L’Attico di Roma. Notevoli i lavori materici di Tapiès (Costruzione con linea diagonale, 1966) e Torner (Bianco-grigio, 1960). L’ultima sezione coinvolge gli artisti che dal 1975 in poi hanno contribuito, dopo la caduta del regime, al cambiamento della cultura spagnola. Finalmente liberi di esprimersi in assoluta autonomia molti, tra cui Barcelò, Iglesias e Broto, si sono immersi nelle sperimentazioni più varie: dalla neofigurazione alla nuova astrazione, alla scultura iperrealista di Muñoz che con la sua Plaza(1996) propone un gruppo specchio emblematico della condizione esistenziale. La mostra è stata curata dalla conservatrice della collezione del Reina Sofìa, Salazar Herrerìa; se ne avverte l’impronta nella tripartizione storica e nelle accurate didascalie. Un’occasione unica per Roma, che ha accolto in passato mostre dedicate al Rinascimento o al Barocco spagnolo e può ora godersi una vetrina che offre una prospettiva più contemporanea riguardo i rapporti tra i due paesi.
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mostra vista il 27 marzo 2003
La Spagna dipinge il Novecento – capolavori del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofìa; Museo del Corso, via del Corso 320 (centro storico), 06 6786209, www.museodelcorso.it , mar_dom 10-20 ch lun, ingresso intero 7.50 euro ridotto 5 euro, catalogo Artemide 28 euro in mostra, 40 euro in libreria[exibart]