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fino al 29.VI.2004 Dipinti romani tra Giotto e Cavallini Roma, Musei Capitolini
roma
Quel che resta di un’arte scomparsa. A Roma tra Duecento e Trecento. Per scoprire che l’arte del Medioevo non è fatta solo di fondi d’oro e tradizione bizantina. Un periodo di transizione raccontato attraverso una serie di tavole, icone e preziosi frammenti affreschi. E in mostra c’è anche un’opera davvero unica…
Roma è città che ha perso gran parte del proprio patrimonio artistico di epoca medievale: affreschi, mosaici, icone e tavole vennero sistematicamente distrutti a partire dal Quattrocento. Il volto della città ci offre una storia parziale di se stessa.
Dalla necessità di far luce sui grandi maestri di fine Duecento e del Trecento e di salvare le poche –preziosissime- testimonianze sopravvissute, nasce questa mostra. Che prende come termini le massime autorità della cultura figurativa medievale: Giotto (1267ca-1337) come maestro incontrastato ed emblema del rinnovamento artistico e Pietro Cavallini (XIII-XIV) che – lavorando prevalentemente a Roma, in S.Cecilia e in S. Maria in Trastevere- contribuisce all’evoluzione della pittura italiana sia nella interpretazione naturalistica della figura, sia nella impaginazione prospettica delle scene, sia nel rapporto evidente e stretto con l’antichità classica. E nelle opere esposte rivive la grande stagione artistica che ha coinvolto le botteghe romane alle soglie del Giubileo del 1300 proclamato da Bonifacio VIII.
Artisti- artigiani legati alla realtà medievale -ma già inclini all’attenzione e allo studio del linguaggio classico- sono protagonisti di un delicato momento di transizione: ne sono prova –ad esempio- il Volto di Cristo di Jacopo Torriti e il Redentore del Camposanto Teutonico in Vaticano che uniscono al forte carattere devozionale delle eccezionali capacità tecniche e prefigurano quell’interpretazione naturalistica della figura umana che sarà traguardo rinascimentale.
I resti dei dipinti murali testimoniano l’attività delle botteghe: artisti legati a formule del passato collaborano con maestri il cui stile già risente delle novità apportate dal genio di Giotto e di Cavallini; così –ad esempio- accanto al voluto arcaismo de La sepoltura dei Sapienti troviamo le innovazioni di S. Giuseppe e i pretendenti.
Conclude la mostra un’opera unica nel suo genere: la Trinità Antropomorfa. La ricerca e il desiderio di rappresentazione dell’aldilà raggiungono l’ apice nella visione trinitaria che prende sembianze umane. Metafisica e razionalità dell’uomo medievale si traducono in forme pittoriche che testimoniano dell’avanzato livello stilistico raggiunto sotto la lezione giottesca.
Un percorso di alto valore scientifico in cui il rimpianto per l’immenso patrimonio perduto convive con la forte emozione estetica. Che i preziosi frammenti del passato -seppure necessariamente fuori dal loro contesto originale- riescono a ricreare prepotentemente nell’uomo di oggi.
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mostra visitata il 7 aprile 2004
Dipinti romani tra Giotto e Cavallini, a cura di Tommaso Strinati e Angelo Tartuferi
Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli, piazza del Campidoglio 1, 0639967800, www.museicapitolini.org, info.museicapitolini@comune.roma.it , ingresso museo + mostra intero 7.80 euro, ridotto 5.80 euro, ingresso solo mostra intero 4.20 euro, ridotto 2.60 euro, mar_dom 9-20, lun ch, catalogo Electa
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