Roma è città che ha perso gran parte del proprio patrimonio artistico di epoca medievale: affreschi, mosaici, icone e tavole vennero sistematicamente distrutti a partire dal Quattrocento. Il volto della città ci offre una storia parziale di se stessa.
Dalla necessità di far luce sui grandi maestri di fine Duecento e del Trecento e di salvare le poche –preziosissime- testimonianze sopravvissute, nasce questa mostra. Che prende come termini le massime autorità della cultura figurativa medievale: Giotto (1267ca-1337) come maestro incontrastato ed emblema del rinnovamento artistico e Pietro Cavallini (XIII-XIV) che – lavorando prevalentemente a Roma, in S.Cecilia e in S. Maria in Trastevere- contribuisce all’evoluzione della pittura italiana sia nella interpretazione naturalistica della figura, sia nella impaginazione prospettica delle scene, sia nel rapporto evidente e stretto con l’antichità classica. E nelle opere esposte rivive la grande stagione artistica che ha coinvolto le botteghe romane alle soglie del Giubileo del 1300 proclamato da Bonifacio VIII.
Artisti- artigiani legati alla realtà medievale -ma già inclini all’attenzione e allo studio del linguaggio classico- sono protagonisti di un delicato momento di transizione: ne sono prova –ad esempio- il Volto di Cristo di Jacopo Torriti e il Redentore del Camposanto Teutonico in Vaticano che uniscono al forte carattere devozionale delle eccezionali capacità tecniche e prefigurano quell’interpretazione naturalistica della figura umana che sarà traguardo rinascimentale.
I resti dei dipinti murali testimoniano l’attività delle botteghe: artisti legati a formule del passato collaborano con maestri il cui stile già risente delle novità apportate dal genio di Giotto e di Cavallini; così –ad esempio- accanto al voluto arcaismo de La sepoltura dei Sapienti troviamo le innovazioni di S. Giuseppe e i pretendenti.
Conclude la mostra un’opera unica nel suo genere: la Trinità Antropomorfa. La ricerca e il desiderio di rappresentazione dell’aldilà raggiungono l’ apice nella visione trinitaria che prende sembianze umane. Metafisica e razionalità dell’uomo medievale si traducono in forme pittoriche che testimoniano dell’avanzato livello stilistico raggiunto sotto la lezione giottesca.
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