Un appartamento moscovita a Roma, ecco le sembianze assunte da RAM in occasione di
CAMERE XV Artsound, per celebrare l’anno Italia-Russia. Per la curatela scientifica di Vitalij Patsukov, i tre artisti protagonisti utilizzano lo spazio della galleria come primo elemento delle loro opere, lasciando che
“il suono e l’immagine conservino una naturale connessione in uno spazio aperto in maniera casuale”. Da una parte le immagini, che rappresentano un monumento alla realtà, cui, del resto, sono intimamente legate, e diventano simbolo e memoria del passato; dall’altra il suono, che, futuristico nel suo essere sintesi multimediale di elementi diversi, rappresenta una sorta di speranza per il futuro. La complessità di
Vadim Zakharov (Dushanbe, 1959) si esplica nell’opera
Uccelli Neri (2007, video 10’ 31’’, Colonna sonora di Sokolov), che unisce, tramite un gioco di parole, un erudito riferimento letterario ad una citazione artistica. L’opera di
Magritte, evocata dall’abbigliamento dei coristi al centro del cortile, è infatti associata al “Margite”, misterioso componimento omerico minore, che, secondo Aristotele, fu fondamentale per lo sviluppo della commedia. I due elementi sono sintetizzati, oltre che dal gioco lessicale Magritte-Margite, anche dal canto intonato dai coristi, che ripete i nove versi superstiti del
poema medesimo. Il paradosso suscitato dall’opera risiede, inoltre, nel contrasto tra la maestosità del coro e l’ironica leggerezza del testo. Il famoso batterista jazz
Vladimir Tarasov (Archangelsk, 1947) in linea con la sua ricerca sulle strategie acustiche, presenta due istallazioni equilibrate, in cui l’indagine sul suono percorre trasversalmente diversi aspetti della cultura contemporanea. Se in
In Between II (2009), l’artista accosta la rappresentazione di tre fonti musicali diverse: naturale, tecnologica e artistica, per rappresentare tre diversi modi di essere e una possibile sintonia tra essi, in
Septima (2007) protagonista è l’acqua e il suono da questa prodotto al delicato contatto con un remo di gondola a Venezia. Più emotivo è il carattere della ricerca di
Leonid Tishkov (Nizhnye Sergi, 1953)
che trasfigura in chiave poetica la quotidianità, per compiere una fusione tra arte e vita. In
Solveig (2005) Tishkov coniuga la narrazione di un ricordo d’infanzia, rappresentato nella parte inferiore scultorea dell’opera, con un cielo vivo, animato dall’aurora boreale, dato dal video. Come se la difficoltà profilata dalla scultura, fosse, in un certo senso, riscattata e riscaldata dai
movimenti fluidi e armoniosi della proiezione, che sembrano danzare al ritmo rassicurante della melodia, un motivo molto popolare in Russia, che abbraccia i due momenti dell’istallazione.
Angelo di neve (1998) è l’altra opera di Tishkov presente in mostra, anch’essa parte da una memoria personale dell’artista per raccontare, con un’immagine onirica, il tentativo prettamente umano di superare i limiti del reale. La mostra prosegue all’Auditorium Parco della Musica, in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma, con la presentazione di lavori relativi alle sperimentazioni sul suono che vanno dall’avanguardia sovietica, con il Progetto Generazione Z, alla contemporaneità con l’opera del N.Y.Group (Nadya&Yuriy); inoltre sono presentate:
Il sacerdote morto cattura gli Angeli sopra Roma mentre posa per Michele Grimaldi (2008) di Zakharov e Gobustan di Tarasov (2009).