“Calligrafia astratta”. Così Mario Diacono definisce la pittura dell’artista americana Sally Ross, che espone 5 opere realizzate tra il 2013 e il 2015 alla Collezione Maramotti. Dipinti di grandi dimensioni, che uniscono suggestioni provenienti dall’espressionismo astratto (Jackson Pollock, ma anche Franz Kline e soprattutto Conrad Marca-Relli) ma anche dall’informale europeo, ed in particolare Alberto Burri e Nuvolo. Le opere di Ross sono costruite come dei puzzle, dove i singoli pezzi di tela dipinta vengono cuciti a mano dall’artista in maniera irregolare, per far risaltare la trama che unisce un frammento all’altro. “Il filo di nylon, l’azione del cucire hanno un ruolo primario, formale, iconico, iconografico nel lavoro di Ross, certamente pari a quello della tela dipinta” sottolinea Mario Diacono. Ed è proprio in questo processo, che alterna manualità a progettualità, la forza poetica dell’arte di Sally Ross, che ha cominciato ad esporre alla fine degli anni Novanta da Audiello Fine Arts a New York.
“Allora rappresentavo le cose che mi circondavano in modo più libero – ricorda Sally – in particolare per evidenziare la qualità fisica della pittura, per rendere esplicite le pennellate”. Una delle opere più significative è Psychologist’s Calling Card (2005), che raffigura un biglietto da visita di uno psicologo appoggiato su un piano. “Il biglietto da visita è il ritratto di una figura che è al contempo assente e presente – scrive Bob Nickas – probabilmente sdoppiata”.
Sally Ross, Painting Piece-By-Piece, Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2018 Photo: Carlo Vannini
“Lo spazio nel quale esistevano gli oggetti era uno spazio onirico, senza luogo, che evocava un palcoscenico” aggiunge l’artista, che ha dedicato a questa fase figurativa diversi anni, fino a Fiat lux (2012). L’anno successivo, con opere come Betsy’s Gift (2013) seguita da Holy Roller (2013) esposte in mostra, inizia la nuova fase della sua arte. Le ispirazioni hanno origini diverse: nel caso di Betsy’s gift l’idea è scaturita da un poster di una mostra di Franz Kline al Moma, regalato all’artista, allora quattordicenne, da sua madre Betsy dopo aver passato una giornata insieme al museo. Una sorta di recupero della memoria passata, che viene distrutta per poi essere ricostruita, secondo un procedimento molto particolare. “Dispongo i frammenti di tela dipinta sul pavimento del mio studio, e poi li dispongo in modo da renderli coerenti tra loro” racconta l’artista. È un procedimento che può essere molto lungo, anche diversi mesi, perché ogni opera è unica e risponde ad un proprio ordine.
“Non amo i lavori fatti in serie, credo che ogni opera deve acquistare la propria personalità” aggiunge l’artista. Così, se i caratteri di Betsy’s gift e Holy Roller sono vicini ai ritmi astratti di Kline nelle opere più recenti il colore si fa protagonista. Il verde in Goodbye Old Friend (2014) proviene dai pezzi di una vecchia camicia dell’artista, mentre il rosa domina Big Pink (2015), che ha una struttura interna simile ai Gobbi (1953-55) di Alberto Burri, creata con l’inserto nel telaio di un tutore in fibra di vetro utilizzato per il braccio rotto del figlio. “Il rosa può connotare l’effetto di malattia, di patologia psicosociale che permea strati cospicui della vita contemporanea” aggiunge Diacono. Così tra elementi autobiografici e riferimenti alla storia della pittura americana, nasce e si evolve la calligrafia astratta di Sally Ross.
Ludovico Pratesi
Dal 4 marzo al 29 luglio 2018
Sally Ross, Painting Piece-By-Piece
Collezione Maramotti Via Fratelli Cervi 66
Reggio Emilia
Orari: giovedì e venerdì dalle 14.30 alle 18.30, Sabato e domenica 10.30 – 18.30
Info: tel. +39 0522 382484 info@collezionemaramotti.org www.collezionemaramotti.org