«Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze»: nella sua poesia dal titolo Itaca, il poeta greco Kostantin Kavafis, esordiva introducendo il tema del viaggio, augurando al lettore che quest’ultimo fosse lungo e fertile di crescita. Un viaggio che, come il periglioso vagare di Ulisse, fosse denso di emozioni e avvenimenti.
Un viaggio di questo tipo è un tema caro al modus operandi di Jannis Kounellis, ultimo ospite della Fondazione VOLUME! in mostra fino al 29 novembre – artista simbolo dell’arte povera italiana, anch’egli di origini greche e per un gioco di coincidenze solito ritrovare il viaggio come la metafora della vita all’interno del suo percorso artistico. «Per ogni artista la metafora del viaggio è una sorta di visione perenne che accompagna ogni passo» afferma il curatore della mostra, Danilo Eccher. Un viaggio non tanto fisico quanto mentale. un viaggio che si fa metafora della vita, dell’andare e del tornare. Dopo i festeggiamenti nel mese di giugno, in occasione dei suoi primi 15 anni, la fondazione dedica una mostra ad uno dei protagonisti che – assieme a Bernhard Rudiger e Alfredo Pirri – ne hanno reso possibile la nascita, presente per l’occasione con un progetto inedito, che segue quello del 1998.
Anche in questa occasione gli spazi di VOLUME! si plasmano ad immagine e somiglianza dell’artista ospitato, confermandosi fedeli alle parole di Francesco Nucci presenti nel primo catalogo del 1999 «VOLUME! non poteva che essere uno spazio privato che diventa pubblico, dovendo però rispettare innanzi tutto il tempo dell’artista, della sua opera e di un incontro tra persone, con tutte le necessarie contraddizioni e i piaceri connessi».
Ancora una volta Kounellis si conferma pittore, come afferma Eccher nel suo testo critico: l’installazione per l’autore non è sinonimo di scultura, quanto di forme disegnate, dipinte nello spazio. Le lastre di ferro non sono a terra, sono allestite a parete, come fossero quadri. Il tempo veloce del viaggiare (le lamiere utilizzate nelle ferrovie, il carbone) si alterna al tempo lento della tessitura (filo intrecciato sul ferro), che riporta alla dimensione dell’attesa di Penelope, costruendo un equilibrio fra l’andare e il tornare, fra il partire e il restare.
«Sempre devi avere in mente Itaca – raggiungerla sia il pensiero costante» continua Kavafis. Gli elementi tipici degli scenari deserti di De Chirico si materializzano nella realtà: la casa, la famiglia, gli affetti tornano nelle reti dei letti, nelle dimensioni matrimoniali dei lastroni di ferro simili a grandi tele, nel grande armadio rimando all’esperienza presso gli spazi della Fondazione nel 1998. Le grandi installazioni materiche sono intrise di storia, non soltanto quella italiana o greca, ma anche quella propria dell’esperienza personale dell’artista.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Per la prima volta il maestro si lascia ritrarre in alcuni scatti fotografici, affidati ai giovani Auro e Celso Ceccobelli, Simon d’Exéa, Guido Gazzilli, Federico Ridolfi, Valeria Sapienza, Damiano Tullio, Francesco Viscuso. La mostra, prolungata fino al 29 novembre, sarà visitabile su appuntamento anche nei giorni successivi alla chiusura.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 25 settembre 2013
dal 25 settembre al 29 novembre 2013
Jannis Kounellis
Fondazione VOLUME!
Via San Francesco di Sales, 86/88 – Roma
Orari: martedì – venerdì 17.00 – 19.30 e su appuntamento