Categorie: roma

fino al 3.I.2009 | Pio Tarantini | Roma, Galleria Luxardo

di - 9 Dicembre 2008
È un viaggio di andata e ritorno quello di Pio Tarantini (Torchiarolo, Brindisi, 1950; vive a Milano) quando guarda i paesaggi della sua infanzia. L’architettura rurale della Puglia torna spesso nei suoi scatti, con tutta l’armonia dei colori pastello, la calce, l’atmosfera impregnata di tradizione e sapori genuini. All’interno di questi scenari vagamente screpolati si muovono figure di donne. Presenze quasi evanescenti, che il movimento priva dell’identità. Figure in transito come spettri.
Un percorso sul filo del ricordo, della memoria, che sottende una matrice filosofica. Una ricerca, quella del mosso, iniziata nella metà degli anni ‘70, quando Tarantini fotografava in bianco e nero sotto l’influenza della scoperta di Francis Bacon, che tuttora ritiene il più grande pittore figurativo del Novecento. Sia che si tratti di lavori evocativi piuttosto che documentari, la presenza del mosso è una costante: “È l’elemento a cui ricorro per evidenziare il nostro stare al mondo, quindi la precarietà della vita”, spiega l’artista.
Imago, questo è il titolo della personale alla Galleria Luxardo, ripercorre questa poetica. Un racconto che ha come punto d’arrivo immagini en plein air, scattate in analogico, prevalentemente in Salento, nel corso del 2008. Tra queste, anche un’antesignana foto del 1984 con la sua inquadratura costruita sugli elementi chiave dell’agave, del trullo, del fico d’india, della terra rossa e di un corpo-spettro.

La presenza di ruderi – come nell’immagine Anna Laura e colonne rosa – rimanda all’idea del tempio classico, quindi del mito e del sacro, come sottolinea Sergio Giusti quando scrive: “È in questo modo che la figura in movimento, posta accanto alle vestigia di una costruzione rustica immersa in un uliveto, si trasforma nell’immagine di una menade danzante nei pressi di una sorta di tempio rurale”. E prosegue: “Passato e presente contadino e reminiscenza magnogreca convivono in questa fotografia in una narrazione in nulla magniloquente e didascalica”.
Accattivante con il suo contenuto di casualità e ironia, la foto del carro da parata abbandonato nel verde di Varzo in Valdivedro. “Pis-en-lov” è scritto sul legno. La struttura, con i pilastri colorati, sembra una costruzione Lego. Del tutto casuale sia la sua visione improvvisa nella fitta vegetazione, sia il fatto che la modella – proprio quel giorno – indossasse una maglietta a righe, in perfetta sintonia con l’oggetto alle sue spalle.

Nell’altra sala della galleria, il mosso – modulato dalla nudità – è ricondotto all’interno di luoghi intimi e associato a oggetti domestici (il divano, la sedia, il termosifone, la testata del letto, il tappeto). La scomposizione punta all’astrazione. Il ritmo del racconto è, comunque, scandito dalla luce morbida e crepuscolare: “Una luce leggermente malinconica che meglio di tutte esprime il mio stato d’animo”.

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manuela de leonardis
mostra visitata il 3 novembre 2008


dal 3 novembre 2008 al 3 gennaio 2009
Pio Tarantini – Imago
Galleria Luxardo
Via di Tor di Nona, 39 (centro storico) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 16-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 066780393; info@gallerialuxardo.com; www.gallerialuxardo.com

[exibart]

Nata a Roma nel 1966, è storica e critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente. Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (2013); A tu per tu – Fotografi a confronto – Vol. IV (2017); Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), progetto a sostegno di Bait al Karama Women Center, Nablus (Palestina). E’ autrice anche Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (ali&no, 2015) e Isernia. L’altra memoria – Dall’archivio privato della famiglia De Leonardis alla Biblioteca comunale “Michele Romano” (Volturnia, 2017).

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