Volge lo sguardo verso di noi, il San Giovanni e intanto addita lontano, là dove Annibale Carracci avrebbe dovuto dipingere la figura del Cristo, secondo un’iconografia diffusa, in cui l’avvento del Salvatore predicato dal Battista si materializza in un’immagine. E il Messia c’è, in fondo, quasi confuso nei toni bruno verdi del paesaggio, poco più grande dello spazio tra le due dita del Santo, ma è opera di Ludovico Cigoli, cui fu sufficiente raschiare una piccola zona per realizzare la figuretta che avrebbe sciolto ogni ambiguità sull’interpretazione del soggetto. Lo racconta Bellori, nelle sue Vite pubblicate nel 1672 e ricorda come il quadro “fu dipinto per lo Signore Corradino Orsini, che verso Annibale fu sempre molto amorevolissimo”, quindi, alla morte dell’artista, fu lo stesso committente a chiedere al Cigoli di intervenire sulla tela. Quando Bellori scrive il San Giovanni ha già cambiato proprietario, “si vede nel palazzo del Eminentissimo Signor Cardinale Flavio Chigi” che lo ha acquistato per 206 scudi; dopo la morte del Chigi, nel 1693, della tela non si sa più nulla.
Sir Denis Mahon ha riconosciuto l’opera, proprietà di un antiquario francese, il restauro condotto da Mario Modestini ha confermato che non si tratta di una copia, ma ha le caratteristiche di scioltezza e di immediatezza di un originale. Presentato per la prima volta da Mahon e Pepper in un articolo apparso su Ars nel gennaio 1998, ora il quadro è esposto ai Musei Capitolini e potrebbe restare a Roma, se uno sponsor accettasse di acquistarlo (cifra sei miliardi) e donarlo alla città . Un allestimento piccolo, ma di grande interesse, che riunisce opere tarde, del periodo più controverso della carriera di Annibale, quando quell’humore tanto malinconico sembrava far passare il tempo senza che egli avesse “…data una pennellata”; in mostra, per un confronto diretto, il San Giovanni di Caravaggio (altra scoperta di Mahon, nel 1951), l’incisione in controparte eseguita da Pietro del Po guardando al quadro Orsini, tra i quadri del Carracci ricordiamo il San Giovannino dormiente che pare citare il precedente antico del cupido addormentato, inserito tra la quinta del paesaggio verde ed una porzione di cielo.
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Sono molto felice che sia tornato alla luce un'opera di Annibale Carracci, che per troppo tempo è stato poco considerato. Mi auguro che il ritrovamento dell'opera e la mostra aiutino il grande pubblico ad apprezzare ancora di più uno dei personaggi centrali per l'arte d'inizio Seicento.Ma l'augurio maggiore che mi faccio è che gli italiani non si facciano sfuggire l'occasione di far restare nel nostro paese questo capolavoro come, purtroppo, altre volte invece è successo.
Grazie a Denis Mahon, che alla giovane età di 91 anni (!) non cessa di offrirci nuove sorprese, favorendo così l'apertura a Roma di una delle mostre più interessanti (per gli appasionati e gli studiosi) della stagione.
Per Steffy. Concordo pienamente sull'importanza di Annibale Carracci nella temperie artistica del primo '600. E' grazie ad artisti come lui che ci è tramandata la conoscenza di un mondo, ricco di delicata bellezza e di serena armonia, senza il quale saremmo assai più poveri.