Per la seconda volta gli spazi della Galleria Operativa Arte contemporanea ospita una personale di Vincenzo Schillaci, testimonianza viva di un agire scrupoloso che ha a che fare con lâazione del ripetere. Ripetere in maniera schematica, secondo un iter programmato. Ripetere come sinonimo di controllo ed evasione allo stesso tempo, tentativo di mettere in ordine la grandezza del pensiero e, contemporaneamente, volontĂ di lasciarla andare oltre i confini prestabiliti del dipingere, dello scolpire, del fare.
Schillaci si riconferma essere un artista dallâanimo caparbio e deciso, pragmatico e istintivo, un poâ come Mike, il galletto che dĂ il titolo alla mostra: privato della testa dal proprio padrone che desiderava mangiarlo, il celebre animale di varietĂ Wyandotte originario del Colorado riuscĂŹ a sopravvivere per diversi giorni nutrito dellâosso del collo mediante lâuso di un contagocce. Il suo gesto rispecchia perfettamente questa premessa: unâimpetuosa stratificazione â e di senso e di materia â che trova il suo posto sulla superficie del quadro. Non un solo strato è però sufficiente e il fitto ispessimento racconta una storia, narra un significato seppur cancellandone le tracce allo stesso tempo.
Vincenzo Schillaci, Mike, 2018, installation view at Operativa Arte Contemporanea, Rome Courtesy the artist and Operativa, Rome photo Š : Sebastiano Luciano
I lavori di Vincenzo Schillaci partono da una composizione che prende le proprie basi dal canone di Policleto, dunque da un principio di forte razionalitĂ e perfetto equilibrio. Eppure il risultato finale è la celebrazione brillante della materia, dove la pittura si tramutato come in strati di ruggine, di ossidazione. Il gesto è trattenuto nel perimetro del quadro, pronto ad esplodere da un momento allâaltro: il colore raggiunge uno spessore strutturale di cui rimane testimonianza nei lati della tela, ove la storia del quadro si svela in tutta la sua storia, dal bianco grezzo privo di colore, passando per tutti i passi intermedi del racconto.
Non si tratta di quadri âmonocromiâ, sarebbe uno sbaglio considerarli tali se si mette in conto che, come Schillaci stesso ha dichiarato piĂš volte, i suoi sono stati prima di tutto quadri figurativi. Figurazione che scompare dietro la stratificazione del senso, dietro quellâaccumulo di colore che resta visibile nellâinvisibile, nellâimpossibilitĂ e nella mancata volontĂ di farne a meno. Eppure non si tratta di un processo di cancellazione, quanto piuttosto di evoluzione e completamento.
La materia trova, solo formalmente, la sua dimensione nel confine geografico del quadro, ma si tratta di limiti non realmente esistenti, si tratta di confini effimeri che lasciano entrare, lasciano intravedere. La materia grezza non assomiglia piÚ ai suoi livelli sottostanti, quella parte del racconto non è piÚ visibile, eppure il fatto stesso di non essere perfettamente liscia e lineare la rende pregna di codici. Un risultato dunque sviluppato, contaminato, che offre un ponte di collegamento tra quello che il quadro era e quello che potrebbe ancora diventare in potenza, in uno stato di continua evoluzione.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 15 dicembre 2018
Dal 15 dicembre 2018 al 3 marzo 2019
Vincenzo Schillaci, MiKe
Operativa arte contemporanea
Via del Consolato, 10 â 00186 Roma
Orari: dal mercoledĂŹ al sabato 16:30 â 19:30
Info: info@operativa-arte.com; www.operativa-arte.com