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fino al 3.V.2003 Panoramica della videoarte Latino Americana e dei Caraibi Roma, IILA
roma
Attraverso l’occhio della telecamera raccontano vita e morte, realtà difficili, contraddizioni, passioni e ossessioni. Onirici ed ironici. In meno di cinque minuti. Una cinquantina di video made in Sud America...
La selezione del primo concorso di video latino-americani presenta nella galleria dell’Istituto Italo-Latino Americano una lunga sequenza di circa cinquanta video che bombarda lo spettatore con colori vivaci, scritte, immagini vorticanti e altro ancora.
Ma non ci si lasci ingannare: ciò che questi artisti esprimono non ha nulla di allegro. E l’uso del video sembra quasi provocatorio, inducendo ad una riflessione sulle condizioni di indigenza ed arretratezza in cui versa la maggior parte del popolo latino. L’occhio della telecamera diviene così un fedele strumento per raccontare. Non a caso molti di questi saggi hanno un carattere documentario, di vero e proprio reportage, fino quasi a confondersi con il cortometraggio ed il film come in Villegas Zelaya e Arias: l’esigenza di esprimere in maniera chiara ed inconfutabile un messaggio si manifesta talvolta attraverso l’uso di coloratissime scritte a caratteri cubitali. Anche quando assumono i toni più astratti tipici della videoarte, le opere conservano sempre un contenuto aggiunto, un significato che va oltre il puro compiacimento estetico dell’immagine. Meza Soto realizza una sequenza che ricorda i collage fotografici surreal-dada decontestualizzando immagini prelevate da ambiti diversi, talvolta coperte di una patina di storia. Spesso affiora il tema del gioco che non è mai affrontato come spensieratezza infantile ma è adeguato ad un’amara riflessione sulla vita e la morte: Calderon assimila il lancio di esplosivi ad uno sport, mentre Lambana Bermùdez fa duellare ferocemente tre pupazzetti in una scenografia Lego che ha come sfondo uno schermo con effetto neve. Il sogno e l’immaginazione sembrano essere l’unica forma di evasione dalla realtà: le visioni oniriche dei dormienti di Laplana oppure i sogni ad occhi aperti della donna di Gaete Ardiles, che si accascia lentamente mentre la società intorno a lei scorre accelerata.
Il concetto del movimento sembra essere una direttrice lungo la quale si sviluppano molti video: umano o meccanico, vorticoso o quasi cristallizzato in pochi gesti, in alcuni casi esso manifesta la flagranza e l’impeto della scena filmata oppure l’incalzante e mutevole susseguirsi del tempo e degli eventi. Alla base non manca l’ironia: Hanai ci mostra la moda di San Paolo facendo sfilare in passerella degli straccioni e Tavares, con un semplice accorgimento, fa progressivamente ricomparire nel piatto di un uomo tutto ciò che egli aveva mangiato.
Questa selezione ci propone una videografia latina dalle caratteristiche piuttosto omogenee: impegnata socialmente, militante, che non si avvale di tecniche particolarmente elaborate. Le immagini proposte, tuttavia, non hanno nulla di particolaristico e bozzettistico, poiché dalla loro specificità scaturisce inevitabilmente una più generale meditazione su valori umani universali. Cui lo spettatore difficilmente riuscirà a sottrarsi.
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49 Biennale di Venezia, anteprima del padiglione Cileno, dedicato a Juan Downey
marina valentini
mostra visitata il 10 aprile 2003
Panoramica della videoarte Latino americana e dei Caraibi, a cura di Felix Angel – Istituto Italo latino americano, Scuderie di palazzo Santacroce (Largo Argentina – Campo de’ Fiori), tel 06 492209, servizio.stampa@iila.it, www.iila.org lun_san 11-19, ingresso libero, catalogo in galleria
per informazioni: a cura di Fèlix Angel
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