fino al 3.X.2010 Nedko Solakov Roma, Galleria Borghese

Ogni volta che il visitatore si trova di fronte ai lavori
del bulgaro Nedko Solakov (Tcherven Briag, 1957; vive a Sofia) è certo che le cose
non stanno come semplicemente appaiono. È consapevole che sarà coinvolto in una
sorta di caccia al tesoro, alla ricerca delle piccole ombre e degli
impercettibili interventi disseminati dall’artista, confusi e mimetizzati negli
ambienti.

Invitato per la quarta edizione di Committenze
Contemporanee,
Solakov ha presentato The Passage (a commissioned art work’s story). Piccolo passo indietro: Committenze è un progetto della Galleria
Borghese, in partenariato con la Fondazione Maxxi e l’UniCredit & Art, per
favorire la comprensione del passato attraverso uno sguardo contemporaneo. Il
progetto accompagna il ciclo Dieci Grandi Mostre, organizzato dalla galleria per
promuovere la collezione e che mette a confronto le opere di un artista in
collezione con opere prestate da importanti istituzioni museali.

Nell’ultima Grande Mostra sono stati accostati Caravaggio e Bacon. Dalla riflessione sull’ideale
incontro tra i due grandi maestri è nato The Passage di Solakov. L’opera, che sarà
ricevuta dal Maxxi come prestito a lunga scadenza, è il riflesso di un periodo
particolare dell’artista, dovuto alla perdita del padre, un fatto drammatico
che ha altresì stravolto l’idea iniziale dell’intervento. Che prevedeva due
tele rappresentanti, a sinistra, un uomo (o una donna) in stile caravaggesco,
con un walkie-talkie (o un’audioguida), e a destra, in stile baconiano, una
donna (o un uomo) con un’audioguida (o un walkie-talkie) che dialogavano tra
loro.

Ma “il 4 febbraio 2010, alle 22:40”, precisa Solakov “mio padre è morto fra le braccia di mia
sorella e le mie”.
Così è nato The Passage, la rappresentazione su due tele del tunnel di passaggio tra la
dimensione naturale a quella spirituale. Antefatto importante per la lettura
dei due quadri che, a prima vista, sembrano l’impossibile rappresentazione di
due soli. Lo spettatore, entrando, si trova nel mezzo del “tunnel”.
Specularmente, le tele sono allestite su due cavalletti, posti su due basse
basi cilindriche grigie, su cui si poggiano due piccoli pannelli, raffiguranti
l’uno una mano che tiene un walkie-talkie, l’altro una mano con un’audioguida,
entrambi realmente presenti, a ricordo del progetto originale.

Siccome il visitatore sa che da qualche parte ci devono
essere i “piccoli esseri scarabocchiati”, si dedica alla loro ricerca. Eccoli
là, sulle aste del cavalletto, nel risvolto della tela, sulla base cilindrica,
nel retro del pannello. A raccontare brevi storie e svelare le paure e i
pensieri dell’artista.