Singolare?
Eclettico? Sorprendente? In quale recinto emozionale vanno ricondotte le opere
presentate alla Galleria Mondo Bizzarro con l’etichetta Pop Surrealism?
I
venti lavori in mostra, selezionati fra gli artisti più rappresentativi del
movimento, consentono di esplorare le motivazioni di un’intera corrente
artistica, che si è sviluppata attorno alla figura di Billy Shire nella Los Angeles della metà degli anni ’80. Il
movimento pop surrealista ha definito, nelle due gallerie da lui fondate, un
proprio linguaggio, che richiama le suggestioni provocate nelle ultime
generazioni da ogni forma di media: dal cinema alla televisione, dalla
letteratura al fumetto e al cartoon.
All’azione
di Shire si è affiancata dal 1999 la galleria e bookshop Mondo Bizzarro, vocata
ad artisti che, riconoscendosi in modelli grotteschi, infantili, pulp, onirici,
fantastici, ironici, li traspongono in forme espressive diverse (pittura,
scultura, grafica) ma costantemente sorrette da una tecnica rigorosa,
meticolosa, quasi accademica.
Emblematica
è l’opera
Like Moths del
quotatissimo
Chris Mars, in cui
con una nitidezza esasperata si manifestano forme spettrali avvolte dalla tetra
luce metallica di un ambiente infernale. Ma non meno sconcertante appare
Scott
Musgrove in
Great Lesser
Floater, dove sullo sfondo di un
luminoso paesaggio di gusto rinascimentale campeggia una creatura aliena.
Ma
è certamente
Elizabeth McGrath a sopraffare definitivamente il visitatore con una “scultura” ispirata ai
diorami del XIX secolo. Non a caso gli stessi con cui lo scenografo
Daguerre impressionava il suo pubblico prima di fecondare
la musa della fotografia.
In
questo coacervo di elementi, il kitsch si mescola al gioco infantile, dando
vita a un prodotto in cui gli elementi vengono a stratificarsi come i depositi
cristallini in un laboratorio alchemico al termine d’una reazione misteriosa.
Altrettanto oscuro e deliberatamente ambiguo è il significato da attribuire
alle singole opere. “
L’obiettivo di questi quadri è quello di essere un
catalizzatore di meraviglia e scoperta piuttosto che un veicolo per comunicare
una specifica idea”, citando le
parole di
Mark Ryden, uno dei
maggiori esponenti del movimento.
Del
resto, si tratta di lavori basati più sull’immaginazione e il sentimento che
sull’intelletto e la teoria, come testimoniato dall’esperienza dello stesso
Chris Mars, segnata dalla convivenza con la schizofrenia del fratello.
L’immaginario contenuto nella sua opera deriva direttamente dall’impatto
emotivo e visivo dell’ingombrante presenza della malattia mentale.
La
sfida che egli lancia con la provocazione dei suoi lavori è dunque rivolta
direttamente all’osservatore, costretto a considerare la bellezza proprio di
ciò che a prima vista si vorrebbe fuggire.