La stagione della galleria Bonomo apre con una personale di Mimmo Paladino (Paduli, Benevento, 1948), la seconda in questo spazio. Minimale solo per l’esiguo numero di opere esposte, la mostra è pienamente ‘paladiniania’. La parola d’ordine? Pittura, come linguaggio vivo e potente, strumento d’elezione per la creazione di opere moderne, parlanti, plasmate da un artigiano dell’immagine, che di essa dimostra ancora una volta di conoscere segreti e misteri.
Paladino fu, in tempi difficili, protagonista di quel ritorno alla pittura, alla figurazione, all’espressione che prese il nome complesso e frainteso di Transavanguardia. Al di là delle etichette, che solo in parte si attagliano alla sua poliedrica figura artistica, egli è stato capace di scrivere attraverso l’arte magica della pittura il proprio racconto interiore, denso ed entusiasmante, caratterizzato da un raro spessore di rimandi, emozioni e memorie. Storia e vita personale nutrono il suo vocabolario figurativo, mai semplice strumento di ripetizione d’immagini reali, ma invece fonte di produzione di un mondo inedito e fascinoso.
Una piccola installazione apre la mostra: un modellino in cartone, simile a un origami o a un’infantile casa di bambola, è affisso alla parete e mostra, nei propri minuscoli recessi, angoli familiari e scorci di quotidianità, attentamente definiti attraverso il tratto minuto della china e la leggerezza dell’acquerello.
Ma sono le grandi tele Senza Titolo a mettere in mostra gli aspetti più interessanti del lavoro recente dell’artista: l’iconografia ricorrente fatta di volti, mani, corpi dal sapore arcaico e mitico, si cela sotto il gusto manifesto e divertito per il gesto e la materia. Sia che usi colori sgargianti e dissonanti, sia che privilegi l’eleganza essenziale del bianco o del nero, Paladino unisce nel ciclo di dipinti esposti il piacere del racconto e la libertà del segno, il passato archetipico che da sempre ispira il suo approccio alla pittura e la modernità dal sapore color-field e action-painting.
La stessa felice compresenza caratterizza le opere dell’artista riunite alla Reggia di Caserta nella mostra curata da Rudi Fuchs (22 luglio – 22 novembre 2004), come anche la serie di “Andamenti” a due mani, eseguita da Paladino con Sol Lewitt, ed esposte, proprio in collaborazione con Valentina Bonomo, fino al 5 dicembre alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
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costanza paissan
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