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per sé molto felliniano come la Pelanda va in scena la celebrazione del mito
cinematografico italiano per eccellenza, a novant’anni dalla sua nascita e a
cinquanta dalla epocale uscita nelle sale del suo film più celebre, La Dolce Vita (1960).
Attorno al film
ruota la prima parte dell’esposizione, formata da La Grande Parata, curata da Sam Stourdzé e già vista a Parigi e
Bologna, che intende puntare le luci sul fenomeno culturale che quel mitico
film ha originato. Ci si lascia rapire così dalle immagini e dai riferimenti a
quel leggendario mondo, sovrastati dai suoi celebri suoni, come lo strepitio
dell’acqua della Fontana di Trevi, la suadente voce di Anita Ekberg nel
sensuale invito “Marcello, come here”,
il rock scatenato del giovane Adriano Celentano.
“Me ne frego dell’obiettivo. Devo essere in
mezzo alle cose. Ho bisogno di conoscere tutto di tutti, di fare l’amore con
tutto ciò che è intorno a me”. Era infatti dalla realtà, dalla cronaca, che
Federico Fellini (Rimini, 1920 –
Roma, 1993) attingeva a piene mani per la creazione e la reinvenzione, come
dimostrano i diversi episodi di cui è composta La Dolce Vita: dall’elicottero che trasporta il Cristo nell’ouverture
(volo realmente avvenuto a Milano nel maggio del 1956) alla sequenza
dell’apparizione della Madonna ai bambini (vicenda accaduta a Terni nel 1958),
dal mostro marino sulla spiaggia nel finale (rinvenimento di un pesce luna di 3
metri a Rimini nell’aprile del 1934) fino al celebre bagno nella Fontana di
Trevi (in cui Ekberg sarebbe già entrata per un pruriginoso servizio
fotografico nel settembre del ’58, dunque pochi mesi prima delle riprese del
film).
Tutto è documentato attraverso i filmati dell’epoca e le tante copertine
dei rotocalchi che celebravano le stelle del momento, nonché il successo e lo
scandalo della pellicola, senza soluzione di continuità, tra eventi reali, di
fantasia e meramente pubblicitari.
Seconda parte
della mostra. Un percorso guidato attraverso la rivisitazione di luoghi fisici,
filmici e mentali del grande Federico a opera dei fidati scenografi Dante Ferretti e Francesca Loschiavo: dalla Luna e dalla sua voce ai fotografi della
Dolce Vita pronti a immortalarci e a
ricoprirci di flash, dall’austero confessionale di 8 e ½ (1963) e dei ricordi d’infanzia alla geniale trovata di ricostruire
una suburra sulle cui pareti sono proiettate tutte le immagini dei bordelli
felliniani, dallo scivolo di Giulietta
degli spiriti (1964) al capoccione della statua del Casanova (1976). Fino all’elegiaca sfilata tra bianchi lenzuoli su
cui vengono mostrate celebri scene dei film del maestro riminese, come lo
straordinario e disperato finale de La
Dolce Vita.
A chi ama e
conosce Fellini e il suo cinema, questa passeggiata densa di riferimenti al suo
mondo forse non aggiungerà molto, ma si rivelerà senz’altro divertente e
toccante. Divertente perché gioca con le immagini, con il loro significato e
con la valenza fortemente iconica che col tempo hanno assunto. Toccante perché
permette di viaggiare nella mente non solo di Fellini ma di chi gli ha lavorato
accanto per anni e gli offre, col proprio estro e la propria sensibilità, un
personale e sentito omaggio.
La Dolce Vita ai Mercati di Traiano
Vezzoli e Fellini al Jeu de Paume
giulio brevetti
mostra visitata
il 23 novembre 2010
dal 30 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011
Labirinto Fellini
a cura di Gian Luca Farinelli
Macro Future –
Ex Mattatoio
Piazza Orazio Giustiniani (Testaccio) – 00153 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 16-24 (la biglietteria chiude mezz’ora prima)
Ingresso: intero € 7; ridotto € 5
Catalogo
disponibile
Info: tel. +39 06671070400; macro@comune.roma.it; www.departfoundation.or
[exibart]