Il primo evento di
Dialoghi con la città, intelligente iniziativa del Maxxi curata da Laura Cherubini, vede protagonista
Massimo Bartolini (Cecina, 1962) con un’istallazione site specific altamente suggestiva. Si tratta di un tessuto luminoso formato da duecentocinquanta lampade tonde al neon, sistemate a ridosso della facciata dell’attuale sede espositiva, a contrasto e in concomitanza con il cantiere del nuovo museo, oltre che della città che lo accoglie.
Durante la performance che ha avuto luogo la serata dell’inaugurazione, si è assistito a una cascata di luci direttamente dal ponteggio. Inizialmente casuale, si è conclusa lasciando intatta una scritta:
Anche oggi niente. Una frase enigmatica, attribuita a Cesare Pavese, che proprio il 25 aprile 1936 scrisse nel suo diario “
Quest’oggi, niente”.
L’artista si ricollega a questo pensiero facendolo proprio: “
Per anni ho pensato che questa frase fosse invece ‘anche oggi niente’. Pur avendo il libro, misteriosamente ho sempre rifiutato di consultarlo e ho preferito il dubbio alla certezza, fino a oggi. ‘Quest’oggi, niente’ sembra la constatazione di una giornata che abbraccia presente e futuro: rileggendola un giorno, un mese, un anno dopo, sarà sempre ‘oggi’”. Bartolini prosegue: “
Il mio ricordo che l’ha trasformata in ‘Anche oggi niente’ aggiunge al presente-futuro anche il passato: anche ieri era niente, il niente è, è stato e sarà”.
La sperimentazione artistica di Bartolini è densa di contaminazioni culturali. L’artista, infatti, non è nuovo a tali dinamiche. Nell’ultima istallazione il caos genera l’ordine, passando dalla luce al linguaggio. Mettendosi in relazione con il contesto urbano, coinvolgendo attivamente lo spettatore nella visione. D’altra parte, Bartolini ha partecipato a numerose mostre, italiane e internazionali, sempre definendo e re-interpretando lo spazio utilizzato, donandogli una nuova forma e nuovi significati, creando ambienti inusuali, intrisi di un’intensa quanto mai suggestiva atmosfera. Nelle sue opere è costante l’oscillazione tra i limiti della percezione e dell’impercettibilità. Luci ed ombre, elementi statici e dinamici, conducono lo spettatore a una riflessione stilistica, proiettandolo in una dimensione ai limiti del metafisico.
Il processo di distillazione poli-sensoriale effettuato da Bartolini provoca effetti intensi e coinvolgenti,anche sull’ambiente circostante. L’elemento chiave è sempre la luce, in ogni sua forma possibile, dal candido bagliore di una porta socchiusa che lascia intravedere qualcosa oltre, alla luminosità concreta nel senso più stretto del termine.
Mixing Parfums, per la quale Bartolini riceve nel 2000 il Premio per la Giovane Arte Italiana, metteva in relazione due ambienti distinti attraverso una porta girevole luminosa, e attraverso profumi diversi che provenivano dai due ambienti messi a confronto.
L’opera di Bartolini crea una rivoluzione visiva contemporanea, che rifiuta i canoni estetici occidentali e rinascimentali. Alla stregua di
Piero Della Francesca, che cercò di rappresentare l’atmosfera creando un unicum nella storia dell’arte, Bartolini agisce sullo spazio circostante in maniera concreta, decisa, cercando di arrivare allo scopo finale: “
Rendere praticabile l’immaginazione”.
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L'autore dell'articolo dovrebbe mettersi d'accordo con sè stesso:
Bartolini rifiuta (WOW!) i canoni estetici occidentali e rinascimentali ( quelli implicano questi? sono essi comunque oggi maggioritari tanto d'essere degni di rifiuto?) ma alla stregua di Piero Della Francesca (Piero ovviamente ci guadagna confrontato a Bartolini) cerca di rappresentare l'atmosfera creando un unicum.....
Ma Piero non era rinascimentale? E più che un unicum ha avuto precedenti e seguiti, senza togliere ovviamente nulla
alla sua grandezza, anzi.
Certo che per una frase in definitiva ("maniera concreta e decisa") messa in lampadine forse il commento oltre che una dose di analfabetismo di ritorno sopravvaluta un pò il risultato che è scontato e banale nella realizzazione e che con l'immaginazione ahimè divide solo la rima: