Una mostra fresca, che esplora l’universo complesso e spesso contraddittorio dell’arte italiana delle ultime generazioni, in un momento dove le suggestioni global si sovrappongono a tendenze maggiormente legate ad una rivisitazione degli anni settanta . Uno zeitgeist che aleggia all’interno di Part 1, la collettiva curata da Teodora di Robilant nella galleria Alessandra Bonomo , che riunisce le opere di Lulu Nuti (1988), Simone Pappalardo (1976), Baldassarre Ruspoli ( 1993) e Delfina Scarpa (1993). Le formazioni sono diverse, ma la consapevolezza formale e compositiva è alta : le opere, realizzate con tecniche e materiali differenti, dimostrano una capacità di espressione puntuale e precisa, senza eccessi o sbavature. Simone Pappalardo, il più maturo dei quattro, realizza opere composte da ampolle di vetro trasparente allestite a parete, che emettono suoni e vibrazioni, come l’installazione Orchestra Fragile, che ha come scopo “reinventare e declinare il suono come forma di resistenza all’uso non creativo, commerciale e rassicurante” dichiara l’artista. Rispetto alle ricerche di artisti che lavorano sul suono, come Roberto Pugliese o Alessandro Sciaraffa, i lavori di Pappalardo esibiscono la fragilità come una conditio sine qua non, un esserci discreto e quasi invisibile , che ne aumenta l’essenza poetica. Un elemento presente anche nelle sculture di Lulu Nuti, che espone due opere realizzate durante la residenza The Owner’s Cabin, sulla nave Cargo Italia. Il tempo e il calcolo delle rotte marine hanno ispirato Orizzonte Sestante e Cardiograms: il sestante si trasforma in scultura con la sovrapposizione di due elementi metallici , mentre 13 fogli rotondi registrano i movimenti casuali di una penna durante la navigazione , come una sorta di diario di bordo scritto dalle onde, dal vento e dal rollio della barca.
Part 1, Galleria Alessandra Bonomo
Per la Nuti l’opera è uno strumento di interpretazione di uno spazio fisico ma soprattutto mentale secondo coordinate minime ma precise, che si attivano nella realtà temporanea del viaggio , dove la narrazione è affidata a poche coordinate. Baldassarre Ruspoli è aperto alle suggestioni della storia dell’arte, che viene sdrammatizzata attraverso operazioni nel contempo ironiche e concettuali. Le sue sculture in legno, realizzate con materiali di scarto, citano la Colonna Infinita di Brancusi trasferita in una dimensione intima, quasi domestica, mentre le sue “conversazioni in contesto” sono opere su carta dove l’artista ha registrato parole o frasi pronunciate nel corso dell’opening della mostra, dando vita ad una forma di Cadavere Squisito estrapolato da un contesto casuale e frammentario. La terza opera è composta da un semplice foglio di carta dove l’artista ha tracciato le impronte di un cavo d’acciaio abbandonato in un cantiere, a comporre un pattern di sorprendente precisione. “Utilizzando il susseguirsi di forme chiuse e sagome elementari, l’artista da un lato valorizza la vita e la memoria del materiale prescelto, e dall’altro ricontestualizza la geometria come forma narrativa” ha scritto Carmelo Cipriani. La pittura su carta di Delfina Scarpa è caratterizzata da un tratto nervoso e incostante per definire un immaginario composto da volti, paesaggi e animali, che abitano la superficie con una sorta di inquietante precarietà che ricorda Chantal Joffe o Elke Krystufek nella capacità di “evocare”, sottolineata da Valerio Paolo Mosco. Immagini telluriche e sfuggenti , volatili eppure assertive: il vocabolario della Scarpa è composto da annotazioni solo apparentemente frettolose ma in realtà magicamente significative. Un ulteriore esempio della qualità di questi artisti, che attendono di essere ulteriormente valorizzati da istituzioni museali attente all’evoluzione dei giovani talenti del nostro paese, come la Quadriennale di Roma.
Ludovico Pratesi
Mostra visitata il 14 marzo
Dal 25 ottobre al 30 marzo 2018
Part 1
Galleria Alessandra Bonomo, via del Gesù 62, 00186 Roma
Orari: da lunedì a sabato: 12.00-19.00
Info: mail@bonomogallery.com, www.bonomogallery.com