A San Lorenzo le foto dei panni stesi, sull’Appia Antica gli alberi con le nuvole, al Mandrione quella mezza luna dove i bambini vanno a giocare, e poi l’insegna al neon di un negozio di ottica, una rete da calcio sfondata, l’ombra di una cancellata sul muro, la texture geometrica dell’uccelliera del Museo Zoologico. Graciela Iturbide (Città del Messico 1942; vive a Coyoacán in Messico) preferisce la Roma intima a quella monumentale.
All’inizio se ne va in giro da sola, camminando per ore, poi prende la moto alla scoperta dei quartieri popolari come Garbatella, da cui è affascinata, e prosegue in automobile in direzione della spiaggia di Ostia. Ad una foto è particolarmente legata: quella in cui compare la scritta “sogno”, tracciata con il gesso sull’asfalto, mentre l’obiettivo cattura il passo in movimento di una donna. Questa sua storia romana inizia un anno fa (prima di questo lavoro la fotografa messicana era stata altre tre volte nella capitale) quando, in concomitanza della mostra al Museo di Roma in Trastevere dedicata alle donne del Mozambico e alla loro lotta contro l’Aids, Marco Delogu le commissiona questo lavoro per la sesta edizione di FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma.
“Roma é una città che é stata fotografata in tutte le maniere: non volevo essere condizionata dal lavoro degli altri fotografi che mi hanno preceduta, perciò ho preferito non vederli. All’inizio non avevo un’idea precisa del progetto, sapevo di certo che non avrei fotografato le rovine, perché lo aveva già fatto Koudelka, che considero uno dei più grandi fotografi con
In mostra c’è anche la foto che inquadra un frammento di Poesia in forma di rosa (1964), scelta per la targa commemorativa dedicata al poeta friulano: “Io me ne starò là,/ come colui che suo dannaggio sogna/ sulle rive del mare/ in cui comincia la vita”.
Anche stavolta l’autrice ricorre al bianco e nero, proprio per sottolineare la relazione intrinseca con la città, anche se non disdice la fotografia a colori, proprio di recente, infatti, è stata coinvolta dal regista messicano Alejandro González Iñárritu nella realizzazione del libro Babel (Taschen, 2006), insieme ai fotografi Mary Ellen Mark, Patrick Bard e Miguel RioBranco, sulle tracce dell’omonimo film premiato a Cannes nel 2006.
Progetti futuri? Una mostra al Getty Museum di Los Angeles (settembre 2007); un’importante retrospettiva in Spagna, curata da Marta Dahó, un libro di fantasia per adulti e bambini e un’altro sul canale di Panama.
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