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16
aprile 2008
fino al 30.IV.2008 Giovanni Albanese / Franco Silvestro Roma, Galleria Il Ponte
roma
Gioco di assemblaggi ironici, mondi fittizi, plasticità surreale. La dimensione ludica sa attrarre a sé due artisti che intercettano in uno spazio la virtù dell'ironia, del sorriso, dell'infanzia. Gli sguardi ingenui si posano...
Per Eraclito il “gioco” era la metafora del corso del mondo: insensato, senza scopo né fondamento. “Il corso del mondo è un fanciullo che gioca spostando tessere: regale signoria di un fanciullo“. Privati di un titolo esemplificativo siamo invitati solo a intuire le connessioni o l’eventuale filo narrativo che si crea fra i due artisti, Albanese e Silvestro, ospiti entrambi dello spazio Il Ponte come già lo furono individualmente in passato. Il frammento eracliteo può però essere un buon punto di partenza per restituire l’atmosfera che le opere sanno qui concedere. Il fanciullo ingenuamente dà senso al proprio mondo, raccoglie pezzi di oggetti che furono e li trasforma in altro, nel diverso da sé, e dal ragionevolmente possibile.
Indubbiamente è Giovanni Albanese (Bari, 1955), per primo, che si fa artefice di realtà spiazzanti. Assemblando ferro battuto, lampadine, strutture metalliche, posate e utensili vari, ricorrendo a bonari pupazzi dalle grottesche dimensioni, l’artista pugliese come il bimbo protagonista del film che lo ha come regista nel 2000 (A.A.A. Achille) costruisce anch’egli bizzarre e fantastiche costruzioni. In galleria tornano frequenti le installazioni cariche di piccole fiammelle elettriche, la cui natura plastica rivela se stessa prima ancora di tentare un inganno percettivo. La base di una moderna porta-finestra diventa la struttura portante di una serie di apparenti candele votive (Porta, 2008). Il calore provocato dal flusso elettrico che vi scorre e il colore della fiamma generano l’apparenza di un fuoco che brucia materiale in disuso, che Albanese riscatta dandone nuova vita.
Come un fabbro esteta gioca con le linee e, nell’allestimento che la galleria vi ricama, l’installazione può anche darsi nella forma variante inevitabilmente pop di un cuore dal contorno in luminarie; così, dopo un intermezzo che si popola di paradossali giocattoli, object trouvé che respirano di nuovi dadaismi, la parete si copre di un fittizio cielo infuocato di luci impiantante su ingranaggi addolciti dalla plasticità della forma (Eclisse, 2007).
Ma è un discorso che cresce con l’utilizzo di bamboloni di plastica, al limite del kitsch, come il Babbo Natale in serie e sorridente, spesso in costume, a evocare resoconti attuali del Medio Oriente, o l’artificio di un sentimento del sacro che si “incarna”, strano verbo a fronte del tutto plastico, nella Maria piena di grazie bambina che solleva la pomposa veste a mostrare le gambe e guarda altrove persa nel sogno.
Altrimenti Franco Silvestro (Napoli, 1960), cui è dedicata l’ultima sala, regala piccoli imput visivi: dalla linea grafica del disegno, al video e alla scultura, l’artista partenopeo dà rappresentazioni sociali e sociologiche della sua città natia. Quando ancora è una provocazione diretta alla vendita abusiva di gas (Bombola di gas, 1992), quando è invece un esperimento irriverente volto alla gente e immortalato dall’occhio della telecamera, si coglie una leggerezza che il muto del video amatoriale, la linea scarna del disegno, lo stesso biancore del gesso come fosse in procinto di essere dipinto lasciano al visitatore. Uno stato sospeso, tipico del gioco delicato del fanciullo regale eracliteo.
Indubbiamente è Giovanni Albanese (Bari, 1955), per primo, che si fa artefice di realtà spiazzanti. Assemblando ferro battuto, lampadine, strutture metalliche, posate e utensili vari, ricorrendo a bonari pupazzi dalle grottesche dimensioni, l’artista pugliese come il bimbo protagonista del film che lo ha come regista nel 2000 (A.A.A. Achille) costruisce anch’egli bizzarre e fantastiche costruzioni. In galleria tornano frequenti le installazioni cariche di piccole fiammelle elettriche, la cui natura plastica rivela se stessa prima ancora di tentare un inganno percettivo. La base di una moderna porta-finestra diventa la struttura portante di una serie di apparenti candele votive (Porta, 2008). Il calore provocato dal flusso elettrico che vi scorre e il colore della fiamma generano l’apparenza di un fuoco che brucia materiale in disuso, che Albanese riscatta dandone nuova vita.
Come un fabbro esteta gioca con le linee e, nell’allestimento che la galleria vi ricama, l’installazione può anche darsi nella forma variante inevitabilmente pop di un cuore dal contorno in luminarie; così, dopo un intermezzo che si popola di paradossali giocattoli, object trouvé che respirano di nuovi dadaismi, la parete si copre di un fittizio cielo infuocato di luci impiantante su ingranaggi addolciti dalla plasticità della forma (Eclisse, 2007).
Ma è un discorso che cresce con l’utilizzo di bamboloni di plastica, al limite del kitsch, come il Babbo Natale in serie e sorridente, spesso in costume, a evocare resoconti attuali del Medio Oriente, o l’artificio di un sentimento del sacro che si “incarna”, strano verbo a fronte del tutto plastico, nella Maria piena di grazie bambina che solleva la pomposa veste a mostrare le gambe e guarda altrove persa nel sogno.
Altrimenti Franco Silvestro (Napoli, 1960), cui è dedicata l’ultima sala, regala piccoli imput visivi: dalla linea grafica del disegno, al video e alla scultura, l’artista partenopeo dà rappresentazioni sociali e sociologiche della sua città natia. Quando ancora è una provocazione diretta alla vendita abusiva di gas (Bombola di gas, 1992), quando è invece un esperimento irriverente volto alla gente e immortalato dall’occhio della telecamera, si coglie una leggerezza che il muto del video amatoriale, la linea scarna del disegno, lo stesso biancore del gesso come fosse in procinto di essere dipinto lasciano al visitatore. Uno stato sospeso, tipico del gioco delicato del fanciullo regale eracliteo.
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mostra visitata il 28 marzo 2008
dal 20 marzo al 30 aprile 2008
Giovanni Albanese / Franco Silvestro
a cura di Gianluca Marziani
Galleria Il Ponte Contemporanea
Via di Monserrato, 23 (zona campo de’ Fiori) – 00186 Roma
Orario: dal lunedì al sabato ore 12-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 0668801351; info@ilpontecontemporanea.com; www.ilpontecontemporanea.com
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