La sbalorditiva semplicità che attornia l’uomo. La coppia artistica
Bianco-Valente (Giovanna Bianco, Latronico, Potenza, 1962; Pino Valente, Napoli, 1967. Vivono a Napoli) rappresenta, ancora una volta, la vita nei suoi gesti essenziali e significanti. In una società dell’arte in cui l’artificio viene visto da un pubblico-gregge come motivo di plauso, Pino Valente e Giovanna Bianco hanno trovato un proprio linguaggio poetico per discostarsene.
Entità risonante risulta, infatti, il giusto titolo per una mostra finalizzata a mostrare l’effettiva interazione fra l’uomo e il mondo attorno; uno scambio fatto di vibrazioni ed energie che pervadono un infinito spazio empatico. Il video dall’omonimo titolo si contraddistingue per la fusione dell’intervento umano con quello della natura. È la mano dell’uomo che dà il via all’opera, lasciata poi alle sue evoluzioni non prestabilite.
Inizialmente, una sorta di scrittura automatica sull’acqua. In conclusione, forme indistinte che danzano placidamente, come meduse sinuose. Per qualche frazione di secondo l’inchiostro rimane intagliato sul liquido trasparente secondo linee precise, ma basta poco perché tale definitezza si dilati e crei qualcos’altro. Nel video
Entità risonante, la scrittura è un’azione compiuta senza la sua valenza significante; sussiste come semplice gesto generatore di qualcosa ch’è in continuo mutamento. L’opera del duo fa tornare alla mente le fotografie di
Beatrice Pediconi, immagini testimonianti lo stesso moto naturale, la medesima danza che l’inchiostro compie a contatto con l’acqua.
La poeticità espressa da Bianco-Valente non è più rappresentata dall’immagine di campi di frumento (
Uneuclidean pattern) e margherite (
JSR), o da un aquilone lasciato libero di fare le proprie evoluzioni spinto dal soffio del vento (
I should learn from you), ma da due cadenzate azioni che la mano umana compie come input iniziale, riportando alla mente una danza armonica e impercettibilmente calibrata.
Entrambi i video emanano delicatezza e poetica attenzione nel più leggero movimento. Un movimento sotteso da una percepibile unità universale e da una teoria scientifica che prende il nome di “teorie delle stringhe”, secondo cui “
le particelle elementari dell’universo non sono puntiformi, ma piuttosto simili ad anelli di energia, caratterizzate ognuna da una differente vibrazione”. A tal proposito, emblematico risulta ancora
Entità risonante, in cui l’espandersi volumetrico delle parole sembra rispecchiare il conseguente dilatamento dell’energia insita in esse.
Time shaped memories, invece, racchiude nei suoi movimenti apparentemente meccanici e cadenzati una leggiadria e un’essenzialità che richiama il substrato di semplicità di cui è pervaso l’universo. La sfida con la vita consiste nel non soffermarsi sulla visione complessiva del tutto, ma su quei piccoli dettagli che gli danno forma e sostanza. Risiede in ciò la doppia bravura del duo partenopeo: avere dei sensi abbastanza sviluppati per recepire tali sottigliezze e, soprattutto, riuscire a testimoniarlo e a farne partecipi gli altri nella maniera più diretta.
A completare le due opere video, infine, l’allestimento. Una pedina fondamentale nel tentativo di proiettare l’individuo in un essenziale ambiente senza fine, dove poter sensibilmente captare onde e vibrazioni mai raggiunte prima.
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che brutta mostra, che brutto lavoro...
ad avercene di artisti come bianco e valente....