Il cemento disegnato è una mostra dedicata alle opere su carta di
Giuseppe
Uncini (Fabriano,
Ancona, 1929 – Trevi, Perugia, 2008): sono disegni, tempere, terre, collage e
acquarelli, tutti lavori realizzati tra il 1958 e il 2006. Queste opere su
carta, meno note delle sculture, ma realizzate con gli stessi materiali, hanno
sempre accompagnato la produzione artistica dell’artista umbro, seguendone
l’evoluzione. Dalle prime
Terre della fine degli anni ‘50 alle successive serie dei
Cementarmati, dei
Ferrocementi, dei
Mattoni, delle
Ombre, delle
Dimore, degli
Spazi di ferro, degli
Spazicemento e infine delle
Architetture.
Alcune carte sono disegni fini a se stessi, altre invece progetti
per sculture, disegni materici utilizzati come
maquette; in alcuni si può leggere scritto
di pugno da Uncini: “
Eseguire”. In mostra sono presenti grandi sculture in cemento e
ferro che servono a evidenziare il loro forte legame con le carte poste alle
pareti.
“Questo progetto espositivo”, dice Marina Covi di Oredaria, “
è
stato concepito d’intesa
con la Galleria Fumagalli di Bergamo, che ha inaugurato una mostra gemella negli
stessi giorni. Abbiamo
voluto unire le nostre forze per promuovere un artista in cui entrambe crediamo”. Oredaria e Fumagalli,
nell’intento di valorizzare la raccolta di queste carte con i disegni di Uncini,
in gran parte inediti, produrranno infatti insieme anche un catalogo ragionato
che verrà presentato a MiArt.
Le opere esposte sono di proprietà della vedova Uncini,
Mariolina, che parlando del marito afferma: “
È sempre stato un artista
molto caparbio. Tentò di solidificare l’ombra e metterla al fianco dell’oggetto
per avere una visione più ampia”. Caparbio e innovatore, Uncini ha per primo utilizzato il
cemento e il tondino in ferro per realizzare opere d’arte, dimostrando una
notevole capacità tecnica nel trattare questi materiali “rubati” all’edilizia e
inserendosi di diritto in quel movimento di ricerca che negli anni ‘60 muoveva
i primi passi sotto il nome di Arte Povera.
Uncini lavora il cemento armato grezzo rinforzato da rete
e ferri perché gli consente di realizzare la sua idea di creatività, la
produzione di oggetti che siano opere e al tempo stesso i loro supporti.
“Chi
fa arte deve riflettere a fondo sui materiali che usa”, affermava l’artista, “
per
poter esprimere un significato reale”. La sua produzione artistica ebbe tuttavia un maggior
riscontro al nord presso una borghesia intellettuale più aperta alle novità e
alla provocazione, piuttosto che al centro-sud, e di questo l’umbro Uncini si
dispiacque.
Queste mostre gemelle, nel rendergli omaggio, tendono a
riequilibrare l’interesse per un artista ormai apprezzato a livello nazionale e
internazionale grazie alle sue numerose personali in Europa e in Giappone.