14 maggio 2008

fino al 30.V.2008 Eligio Paoni Roma, Pastificio Cerere

 
Una drammatica serie d'immagini, in presa diretta sulla nuova Intifada palestinese. È l'occasione per una riflessione serrata sul concetto di normalità esistenziale. Insieme interrogando lo statuto composito dell'opera fotografica...

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Mentre sempre più frequenti s’intendono discorsi sulla post-fotografia, visitare una mostra come quella di Eligio Paoni (Latina, 1957) risulta francamente salutare. Senza negare in alcun modo l’intelligenza e la necessità delle interrogazioni teoriche di cui sopra, vanno infatti salutate come preziose le occasioni di serio confronto con quella natura testimoniale di cui il mezzo fotografico -tra le sue altre, almeno- dispone.
Da oltre vent’anni Paoni ha fatto di tale natura (e valore) lo scopo della propria attività di reporter nei luoghi e tempi più controversi: dall’ex Jugoslavia all’Afghanistan, dalla Genova del G8 -dove subì una gravissima aggressione personale- alla Palestina, cui è dedicata appunto l’esposizione in discorso. Risalenti al 2000, quando ha avuto inizio la cosiddetta nuova Intifada, le fotografie alle pareti raccontano in presa diretta (sono state tutte scattate senza teleobiettivo, a pochi passi dagli avvenimenti) e con una partecipazione contundente la vita ordinaria dei palestinesi resistenti nella striscia di Gaza e in Cisgiordania. Una quotidianità fatta di violenza e confronto continuo con la morte, come alcune delle immagini tanto drammaticamente testimoniano.
Eligio Paoni - Ramallah - 2000 - stampa a getto d’inchiostro su cotone - cm 70x105
Al di là delle personali considerazioni circa natura e corso degli eventi storici su cui lo sguardo del fotografo si è posato, qui è doveroso rendere merito alla trasparente lucidità e all’umanità coraggiosa che di un simile sguardo animano la direzione, consumandosi ogni volta in un istante indicibile dove tecnica di ripresa, intuito compositivo e pietas mirabilmente si fondono. Del resto è questo, riteniamo, il segno più alto dell’arte fotografica, al di là delle sue diverse pratiche: basti pensare al riguardo ai lavori pur tematicamente tanto distanti di un Robert Capa o un Henri Cartier-Bresson.
Paoni, dal canto suo, in un breve testo introduttivo riconduce l’intera serie d’immagini a un contesto di “altre normalità” rispetto alla nostra. Ecco, in tale affermazione senza retorica della natura testimoniale dell’opera fotografica si rinviene altresì una dirompente carica di critica culturale che fa saltare -con l’immediatezza e la fissità visiva di cui solo tale mezzo dispone- gli equilibri della visione che di noi stessi nel mondo e del mondo abbiamo.
Eligio Paoni - Gaza - 2000 - stampa a getto d’inchiostro su cotone - cm 70x105
Ha scritto Emanuele Trevi che “non siamo mai lontani dal tempo, perché non potremmo stare altrove che nel suo dolore. Ma possiamo abitarlo penetrati dalla bellezza”. L’affermazione ci è tornata in mente ripensando agli scatti di Paoni poiché questi, mentre confermano la sensibilità dell’annotazione, paiono aggiungere però che questo tempo di dolore si può viverlo penetrati anche dal sentimento della giustizia. Dinanzi all’opera di chi tali diversi sentire riesce a riunire, non si può infine che sostare con grata ammirazione.

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mostra visitata il 10 aprile 2008


dal 10 aprile al 30 maggio 2008
Eligio Paoni – A proposito di normalità
a cura di Marco Delogu
Fondazione Pastificio Cerere – Cerere Temporary Gallery
Via degli Ausoni, 7 (zona San Lorenzo) – 00186 Roma
Orario: da lunedì a venerdì ore 15-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0645422960; info@pastificiocerere.it; www.pastificiocerere.com

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