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fino al 30.VI.2002 | Rosso e Oro – Tesori d’arte del Barocco portoghese | Roma, Musei Capitolini

di - 4 Giugno 2002

Luis de Camoes narrava in versi – il poema è del 1575 si chiama O Lusiadas – come fosse stato Ulisse a fondare l’immensa Lisbona: si trattava di un tema che avrebbe avuto particolare fortuna negli anni successivi, quando il Regno di Portogallo si sarebbe trovato unito –di fatto sottoposto – alla Corona spagnola (Filippo II sale sul trono lusitano nel 1580). A quel punto raccontare le origini mitiche del popolo che dall’eroe greco aveva ereditato lo spirito indomito e l’amore per il mare, era anche un modo – nemmeno troppo occulto – di tenerne saldo l’orgoglio, di fomentarlo in una rivolta.
Ulisse, l’incendio di Troia, la fuga di Enea diventeranno il soggetto per molte tele, reiterato, variato – di poco – alternato ad un altro rogo di città – questa volta biblico – che può vantare altrettanta fortuna nel repertorio di temi della storia dell’arte, quello di Sodoma ed è Diogo Pereira (di cui sappiamo solo che fu attivo tra il 1630 e il 1658) il pittore apprezzatissimo di fuochi, incendi, torri in fiamme ma anche di Sodome, Purgatori e Inferni (…) frutta, battaglie, burrasche marine, personaggi a lume di candela, così come lo ricorda Pietro Guarienti, autore nel 1753 di alcune vite d’artisti. Se le nature morte o i quadri di generi non sono stati ancora rintracciati e catalogati dagli studiosi, quelli con incendi epici, veterotestamentari o apocalittici sono arrivati fino a noi, mantenendo intatto il fascino occulto, sulfureo, allucinato.
Sono tele in cui il chiaroscuro caravaggesco diventa delirio, in cui le architetture nere, costruite con mano ferma, sono divorate dai vapori rossi, dal baluginare giallo, gli uomini che si salvano sono esserini minuscoli, persi nell’assurdità del tutto e sorprende notare come non siano molto differenti da quei dannati cui è preclusa la luce di ogni salvezza (L’inferno l’allegoria dei Sette peccati Capitali 1640 – 1650 eseguita con l’aiuto di Francisco Viera Lusitano).
Due colori, per il barocco portoghese: il rosso porpora della regalità e l’oro che trasfigura nel bagliore soprannaturale, così ce lo racconta la mostra allestita presso palazzo Caffarelli, dalle visioni di Pereira, alle nature morte in cui Baltazar Gomez Figueira (1604 – 1674) allineava la frutta spaccata, il pesce, i fiori carnosi, il formaggio intaccato da un coltello, ai dipinti devozionali di André Reinoso (attivo tra il 1610 e il 1650), alle immagini ingenue di Josefa de Ayala e Cabrera (1630 – 1684) in cui il mistero della fede trova uno svolgimento puntuale e contemporaneamente curioso. Senza tralasciare gli argenti e le ceramiche , quelle in cui ogni inquietudine si distende in un linguaggio fantastico. Questa volta blu, su fondo bianco.

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maria cristina bastante


Rosso e Oro. Tesori d’arte del Barocco Portoghese
Musei capitolini, Palazzo Caffarelli, ingresso da Palazzo dei Conservatori, piazza del Campidoglio, mra_dom 9-20, ch lun, ingresso mostra + musei capitolini 7.75 euro intero, 5.68 euro ridotto, solo mostra 4.13 euro intero, 2.58 euro ridotto, www.museicapitolini.org, catalogo Electa


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