Sembra di essere ritornati alla cool London, realtà a cui gruppi rock come i Suede, con ben altra intensità, s’ispiravano attraverso suoni aciduli e sprezzanti verso la seconda metà degli anni Novanta. Corpi dallo sguardo vacuo, eleganze inappuntabili con cui rivestire falsità leziose, pose accattivanti che ammiccano in modo tanto distaccato quanto prevedibile, e a tratti inquietante. Ma soprattutto moda, moda e ancora moda. Il concept ideato da Corpicrudi (Samantha Stella e Sergio Frazzingaro) prende forma attraverso collaborazioni con artisti internazionali contattati sulla comunità virtuale di MySpace. L’idea è quella di interpretare il concetto di “ultimo atto”, vale a dire un’azione performativa che si svolge nell’ambito del non vero senza mai essere ultima.
Beautiful Untrue People, il titolo della mostra, si rifà dichiaratamente al pensiero di Oscar Wilde, secondo il quale l’arte è menzogna, ovvero bellezza che trova nello strumento di se stessa la propria inutile e quindi superiore capacità d’essere, al di là e al di sopra dell’imitazione della realtà. La realtà stessa non esiste secondo Wilde, non ha scopo, e assume le proprie sembianze attraverso lo sguardo e l’estetica, che traggono i propri strumenti dal linguaggio dell’arte. Da qui alla superiorità dell’arte stessa sulla vita. Senza andare così oltre, la scelta di Corpicrudi è quella di indagare questo concept ben congegnato in relazione all’ormai dissanguato binomio finzione/moda, e il corpo intero della mostra appare prevedibile, consueto. E anche passato di moda, paradossalmente.
Si fa apprezzare tuttavia la pluralità delle discipline prese in considerazione, la quantità di professionisti di provenienza internazionale coinvolti tra fotografia, videoarte e musica. Tutti i lavori si accorpano intorno a The Last Ciak Trilogy (serie di video pensati, eseguiti e interpretati da Corpicrudi con colonna sonora di Mass_prod, Client, My Park) e la serie fotografica intitolata Study For Stella Last Ciak, per la quale si reclutano artisti come Francesco Arena, Crapaud, Diana Lugansky e tanti altri.
Utile e interessante, per chi volesse districarsi nei meandri di MySpace, il catalogo edito in occasione della mostra. Con cognizione filologica, Luca Beatrice, autore dell’unico testo critico presente, ricostruisce il progetto dopo una breve panoramica di fenomeni multimediali e lo connette al processo di superamento della suddivisione disciplinare nell’arte, a partire dagli anni Novanta.
daniele fiacco
mostra visitata il 17 maggio 2007
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