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23
giugno 2010
fino al 30.VI.2010 Elisabetta Benassi Roma, Magazzino d’Arte Moderna
roma
Seconda mostra al Magazzino per Benassi. Che espone i risultati d’un progetto dalla lunga lavorazione: un archivio di “immagini” recuperate dagli archivi stampa. Visibili solo sul retro...
Elisabetta Benassi (Roma, 1966) presenta un nuovo progetto, All I
Remember, che si
preannuncia in ampliamento: la costruzione di un archivio di “immagini” di
cronaca o reportage, poco importa, recuperate ed estrapolate dalla stampa
nazionale e internazionale, di cui però viene mostrato solo il lato posteriore,
recante la didascalia e altre informazioni utili per la pubblicazione.
Si tratta in realtà di immagini “mute”, ma portatrici di
molte più notizie su fatti della vita quotidiana e sui grandi eventi della
storia dell’umanità, montati dall’artista con una vecchia macchina per
microfilm di cui lei stessa ha potenziato le funzioni. Benassi ha così creato
un percorso accidentato della memoria in cui i fotogrammi scorrono, si
bloccano, vanno avanti veloce e tornano indietro, componendo nella stanza
grigia e fiocamente illuminata un diario di parole, non supportato da immagini
visive, ma ugualmente capace di suggestionare.
La ricerca di una realtà alternativa, di “altri mondi
possibili” è evidente anche nella serie degli acquerelli, facenti parte della
serie Them,
che riproducono i dorsi delle foto d’archivio, rielaborandone il contenuto “in
differita”, innescando un vero e proprio processo psicologico di ricostruzione
d’una memoria distaccata dall’aspetto iconografico.
Intanto, una lampada morse, usata per le segnalazioni
sulle navi da guerra, proietta dall’interno della galleria lampi di luce: un
messaggio in codice che scandisce ritmicamente il tempo trascorso nelle sale.
La complessità del progetto s’indovina già dal titolo (All I Remember), tratto da un romanzo mai
pubblicato di Gertrude Stein, indicando la chiave di lettura dell’intera
operazione: per paradosso si riferisce a qualcosa che non c’è, eppure evoca una
storia, raccontata per sottrazione, in assenza di immagini. Nelle parole
dell’artista: “In galleria non c’è il vuoto, ma la mostra è rarefatta. In
fondo il vuoto non esiste, è comunque un’immagine. È una densità. Lo spazio
circoscrive un significato. È come il silenzio di Cage, assordante”.
Tuttavia, l’aspetto preponderante del progetto sembra
essere il caos e la sovrapposizione più o meno casuale di eventi memorabili e
banali fatti di cronaca che si intrecciano fino a comporre un ritratto strano e
disarticolato del Novecento. Per ora le immagini archiviate da Benassi sono
circa 70mila, ma si tratta di un work in progress per cui è prevista la
realizzazioni di altri microfilm che mostrino il suo modo di vedere la realtà:
“Per me è sempre una somma di cose visibili e di altre che restano nascoste,
è la sovrapposizione ‘imperfetta’ di tempi, azioni, pensieri: ha un doppio
fondo, è come entrare nel flusso lento dei pensieri”.
Remember, che si
preannuncia in ampliamento: la costruzione di un archivio di “immagini” di
cronaca o reportage, poco importa, recuperate ed estrapolate dalla stampa
nazionale e internazionale, di cui però viene mostrato solo il lato posteriore,
recante la didascalia e altre informazioni utili per la pubblicazione.
Si tratta in realtà di immagini “mute”, ma portatrici di
molte più notizie su fatti della vita quotidiana e sui grandi eventi della
storia dell’umanità, montati dall’artista con una vecchia macchina per
microfilm di cui lei stessa ha potenziato le funzioni. Benassi ha così creato
un percorso accidentato della memoria in cui i fotogrammi scorrono, si
bloccano, vanno avanti veloce e tornano indietro, componendo nella stanza
grigia e fiocamente illuminata un diario di parole, non supportato da immagini
visive, ma ugualmente capace di suggestionare.
La ricerca di una realtà alternativa, di “altri mondi
possibili” è evidente anche nella serie degli acquerelli, facenti parte della
serie Them,
che riproducono i dorsi delle foto d’archivio, rielaborandone il contenuto “in
differita”, innescando un vero e proprio processo psicologico di ricostruzione
d’una memoria distaccata dall’aspetto iconografico.
Intanto, una lampada morse, usata per le segnalazioni
sulle navi da guerra, proietta dall’interno della galleria lampi di luce: un
messaggio in codice che scandisce ritmicamente il tempo trascorso nelle sale.
La complessità del progetto s’indovina già dal titolo (All I Remember), tratto da un romanzo mai
pubblicato di Gertrude Stein, indicando la chiave di lettura dell’intera
operazione: per paradosso si riferisce a qualcosa che non c’è, eppure evoca una
storia, raccontata per sottrazione, in assenza di immagini. Nelle parole
dell’artista: “In galleria non c’è il vuoto, ma la mostra è rarefatta. In
fondo il vuoto non esiste, è comunque un’immagine. È una densità. Lo spazio
circoscrive un significato. È come il silenzio di Cage, assordante”.
Tuttavia, l’aspetto preponderante del progetto sembra
essere il caos e la sovrapposizione più o meno casuale di eventi memorabili e
banali fatti di cronaca che si intrecciano fino a comporre un ritratto strano e
disarticolato del Novecento. Per ora le immagini archiviate da Benassi sono
circa 70mila, ma si tratta di un work in progress per cui è prevista la
realizzazioni di altri microfilm che mostrino il suo modo di vedere la realtà:
“Per me è sempre una somma di cose visibili e di altre che restano nascoste,
è la sovrapposizione ‘imperfetta’ di tempi, azioni, pensieri: ha un doppio
fondo, è come entrare nel flusso lento dei pensieri”.
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al Man di Nuoro
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mostra al MAM nel 2007
Solo
show al Macro
chiara ciolfi
mostra visitata l’8 giugno 2010
dall’undici maggio al 30 giugno 2010
Elisabetta
Benassi – All I Remember
MAM – Magazzino d’Arte Moderna
Via dei
Prefetti, 17 (zona Pantheon) – 00186 Roma
Orario: da
martedì a venerdì ore 11-15 e 16-20; sabato ore 11-13 e 16-20
Ingresso
libero
Catalogo con testo
di Andrea Cortellessa e intervista di Cloe Piccoli
Info: tel. +39 066875951; fax +39 0668135635; info@magazzinoartemoderna.com; www.magazzinoartemoderna.com
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