Per la sua ultima collettiva presentata da poco a via della Vetrina, Sara Zanin traccia un incontro fra punti di vista differenti. Al di là del gioco di parole, il cortocircuito che viene a crearsi è un disegno fra drawings – quindi disegni – a cura di Valentina Ciarallo, che lavorano in modo differente e che, soprattutto, utilizzano il segno grafico con esiti distanti l’uno dall’altro.
Al di là delle forme folded di opere come Paroxysm (2011-2012) o Untitled Drawing (2013), il tratto distintivo di Charley Peters colpisce lo spettatore con Continuum, segno a grafite su carta perforata da stampante. La carta, incombente come una cascata o una gittata di inchiostro, rilascia a spettro continuo una serie di parole senza testo, come cieche. Il rotolo che scende assomiglia ai registri delle scosse sismiche, che si scrivono di getto come avessero vita propria: come fosse una grande stele di segni illeggibili, l’artista trasforma il foglio come un moderno Boetti.
Mischiando elementi nuovi con materiali e forme preesistenti, Alessandro Roma si contraddistingue per la sua contemporanea interpretazione del collage, arricchita dal suo primo libro d’artista presentato in mostra dal titolo I would never choose the vase if you didn’t see the flowers before. Ripercorrendo le tracce oniriche care all’espressione artistiche delle Avanguardie storiche di inizio Novecento, l’artista sovrappone fotografia ed innesti di altri materiali in un’unica stratificazione.
Il tratto di Chiara Dellerba è un segno fragile e al contempo incisivo sulla superficie. Per il suo wall drawing che riempie lo spazio all’ingresso della galleria sceglie una linea fatta di elementi che si ripetono e si intrecciano, disegnando come un grande essere da più di mille piedi sul punto di muoversi sulla parete. Anche nel suo caso torna la tecnica del collage, stavolta fra becchi e occhi di uccelli che emergono dalla superficie della raffinata carta giapponese.
Il vero e proprio dialogo offerto dalla curatrice non è tanto fra tutti gli artisti esposti in mostra, quanto fra Peters, Roma, Dellerba e Marzia Migliora, che per questa occasione ricostruisce, attraverso due cicli dei suoi lavori – M e Lo spazio vuoto e l’altro – i temi dell’identità e della responsabilità spesso legati ad un luogo di riferimento, a lei cari e largamente ripetuti all’interno di tutte le sue opere. Presentati nella mostra del 2012 dal titolo Ginnastica per ciechi – La corsa al cerchio, i dieci disegni de Lo spazio vuoto e l’altro raccontano la storia del Giardino di Sant’Alessio all’Aventino, un tempo inglobato da un antico istituto per ciechi e loro unico luogo di svago ed evasione dalla realtà.
Ripercorrendo eventi storici e politici che hanno caratterizzato la storia del quartiere Aventino, l’artista torna a parlare di responsabilità sociale nei confronti della realtà circostante: nei disegni, delle piccole figurine provano ad arrampicarsi, come in procinto di scappare.
Per il ciclo M l’artista raccoglie nove lavori che narrano il complesso rapporto esistente tra madre e figlia. La serie, esposta in successione, sembra non trovare soluzione di continuità: come in un racconto che non finisce mai, ogni disegno si completa con l’altro e dipende, allo stesso modo, dal precedente. Questo rapporto è, dunque, un flusso continuo, un taglia e cuci di tessuti strappati, un uovo partorito che tiene in piedi un legame indissolubile, un cuore seppellito sotto terra, soffocato e pulsante.
Alessandra Caldarelli
mostra visitata il 15 maggio 2014
dal 15 maggio al 30 giugno 2014
Drawings. Punti di vista
Marzia Migliora | Chiara Dellerba | Charley Peters | Alessandro Roma
z20 Galleria Sara Zanin
Via della Vetrina, 21 – 00186 Roma
Orari: martedì – sabato 11.00-19.00