Categorie: roma

fino al 30.VII.2005 | Aron Demetz – In sé | Roma, Il Polittico

di - 27 Giugno 2005

In punta di piedi. Tanto è il silenzio evocato dalle sculture, che si è portati ad entrare in punta di piedi. E a parlare a bassa voce. Ma non è un sentimento di soggezione, quello ispirato dai lavori di Aron Demetz (Vitipeno, -BZ-, 1972), bensì di muta contemplazione. Ad un primo sguardo alcune sculture sembrano di marmo. Osservandole più attentamente, da vicino, le venature del legno –specie nel tiglio- appaiono per svelare l’inganno. Sono legni pregiati (melo, pero, noce e larice) le cui differenti striature donano sfumature sempre nuove alla texture di ogni scultura. Così anche l’uso di uno specifico legno arriva a cambiare la portata, il peso, se non addirittura il messaggio di ciascun lavoro. Di fronte alle opere di Demetz i rimandi alla statuaria medievale -per l’uso del legno e la pratica del colore- e a quella rinascimentale e neoclassica -per l’equilibrio e la morbidezza- sono inevitabili. Dell’artista, infatti, si è sempre sottolineato il recupero delle visioni, dei materiali e delle pratiche dell’intaglio -principalmente locale- della tradizione. Ma il risultato è tutt’altro che anacronistico e lontano da ogni citazionismo. La decisa frontalità, come la forte idealizzazione, tendono quasi ad annullare la tridimensionalità della scultura: non si è davanti agli infiniti punti di vista berniniani, bensì ad una bidimensionalità propria dell’immagine.
Confrontando i disegni (Atelier 1,2,3 e 4, 2004), i bozzetti in bronzo e l’opera finale, subito si nota un certo congelamento nella scultura definitiva. Nel bozzetto Sonnambulo si avverte ancora una certa vitalità che si è invece del tutto spenta, raffreddata, nell’omonima scultura. Anche questo rientra nella tradizione. Accadeva già nel Medioevo: il disegno preparatorio de Il volto del Cristo di Jacopo Torriti (Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi) per Alessandro Tomei “è uno dei più significativi documenti del processo creativo di un artista che ci mostra con evidenza le modificazioni (…) che un progetto figurativo doveva subire nel cruciale momento di passaggio tra ideazione ed esecuzione (…), la stesura finale appare meno spontanea, più sottomessa cioè al peso di una antica tradizione iconografica”. Tuttavia, nel caso della scultura di Demetz, non si tratta di un peso. Siamo di fronte all’espressione libera di un’inquietudine, di un tormento. Le figure sono assorte, con lo sguardo rivolto oltre, senza sorrisi. Per creare un senso di eternità e “non far dipendere un volto da quel momento reale”.

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daniela trincia
mostra visitata il 21 giugno 2005


Aron Demetz – In sé
Il Polittico – via dei banchi vecchi 135 (centro storico – via giulia) – Orario: lunedì-sabato 16.00-20.00 (mattina su appuntamento). Ingresso libero.
Catalogo: in galleria. “Aron Demetz” – Edizioni Il Polittico – testo di Marco Tonelli – t. 06 6832574, f. 06 6875689, e. ilpolittico@tin.it, www.ilpolittico.com


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