Il Magazzino d’Arte Moderna di Roma presenta Contemporary, un progetto a cura di Maria Rosa Sossai che proseguirà anche nel mese di settembre. Il primo appuntamento è con Top 100 di Davide Bertocchi, accompagnato da una rassegna internazionale di video d’artista. Bertocchi, per questo lavoro, ha posto al mondo dell’arte una richiesta semplice e precisa: il titolo della propria canzone preferita. L’artista mette in piedi così un sondaggio che coinvolge artisti, critici e curatori internazionali come pretesto per rivolgere una critica ad un mondo sempre più restio ad esporsi, in cui è più facile omologarsi ad un andamento consensuale unificato piuttosto che esprimersi attraverso scelte estetiche radicali. Il progetto Top 100, che nasce nel 2003 e presenta un secondo volume nel 2005, è una selection di pezzi musicali raccolti dall’artista, in seguito pubblicati su CD in formato mp3. Da Mozart ai Metallica, dalla Fitzgerald ai Sonic Youth, i pezzi ripercorrono diverse epoche spaziando attraverso i più disparati generi musicali, improvvisandosi nel ruolo di indicatore sociologico dei gusti di un gruppo rappresentativo di persone. Le versioni su vinile delle canzoni, trovate su eBay e in giro per le città di Parigi, Londra e New York, sono utilizzate da Bertocchi per dotare di ruote una scultura ibrida a metà tra un veicolo e una canoa, metaforicamente “galleggiante” al di sopra di tutte le scelte musicali. I 33 giri da un lato e i 45 dall’altro danno al veicolo una struttura inusuale ed asimmetrica, che lascia intuire l’andamento circolare di un suo possibile movimento.
I quattro videoartisti, tutti di Los Angeles, presentano video di performance, a testimonianza di una tendenza diffusa che vede questo genere, legato alle sue radici storiche, rivisitato in una versione del tutto contemporanea. Un ritorno alle origini degli anni Sessanta, quando la videoarte muoveva i suoi primi passi per documentare le azioni dell’artista in scena, ma con un nuovo approccio.
Sempre più individualista, l’arte diventa consapevole di non poter cambiare il mondo e smette di impegnarsi nel sociale e di farsi portavoce di un’ideologia politica, pur rimanendo in scena sempre e comunque. Se artisti come Bruce Naumann, mantenevano sempre un certo rigore, i lavori selezionati per la rassegna sono caratterizzati piuttosto da forte ironia e desiderio di intrattenimento. Il narcisismo dell’artista rimane intatto e presente ribaltandosi spesso però in auto-ironia. Joshua Callaghan, ad esempio, monta spezzoni di film e trasforma in performer i suoi protagonisti facendogli ripetere ossessivamente il suo nome e cognome. Julie Orser in Bit Parts lascia che la telecamera riprenda una serie di micro-avvenimenti che si succedono ad un ritmo incalzante, mentre Justin Moore si inventa uno scenario casalingo iperfuturistico. Skylar Haskard, infine, si serve di diversi materiali ed elementi ottagonali per costruire in maniera ludica e caotica un ambiente caleidoscopico.
fabrizia palomba
mostra visitata il 12 luglio 2006
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Ma é possibile che andiate a vedere solo mostre nelle grandi cittá. Le vostre recensioni mi sembrano un poco inutili e superficiali, i vostri recensori un pó pigri. Sará anche il caldo ma...
Bertocchi potrebbe anche essere bravo, ma con sti 33giri ha rotto un poco... Magazzino d'Arte Moderna poi é come il prezzemolo, ma quanto gli costa exibart.com?