Categorie: roma

fino al 30.VIII.2004 | Tracey Emin – I’ll wait for you in Heaven | Roma, Galleria Lorcan O’Neill

di - 17 Giugno 2004

La personale di Tracey Emin, protagonista della new wave inglese anni Novanta –o, se si preferisce, YBA (Young British Artists)– reca la sua firma inconfondibile nell’invito, primo strumento di approccio al pubblico. Il cartoncino bianco mostra da un lato la sagoma stilizzata di un gatto, simile ad uno scarabocchio infantile; dall’altro l’impaginazione standard è sostituita dalla scrittura autografa, rigorosamente a mano: pochi tratti per delineare una ricerca, in cui il segno assume una valenza fondamentale. La grafìa stampata sul foglio rivela l’impronta personale dell’autrice, leggibile nello stile impennato e ondeggiante delle lettere. Il muso puntuto del felino racchiude, a sua volta, un chiaro riferimento autobiografico, secondo una prassi consolidata.
Il prelievo dalla realtà non avviene, infatti, in modo casuale e generico; al contrario, attinge alla più profonda intimità, espressa tramite veri e propri oggetti d’affezione. L’animale, che ricorre spesso nei disegni e nelle fotografie, è referente di un legame tanto simbiotico, da spingere l’artista ad affiggere annunci della sua scomparsa. Il gesto spontaneo, al confine tra arte e vita, è stato completamente frainteso da un’audience assuefatta ai modi shockanti e spettacolari dell’arte contemporanea!

Lo sguardo, fuorviato da parametri puramente economici, ha ceduto al miraggio di una facile, quanto indebita, appropriazione, ignorando la profonda autenticità dell’intervento. La stessa che anima tutti i lavori di Emin, permeati da una vena introspettiva e narcisistica, riconducibile alla funzione catartica e confessionale del racconto (storytelling). Una narrazione per immagini, incarnate in forme e materiali che restituiscono la flagranza delle sensazioni, come il letto-feticcio (My Bed Work) del ‘98.
A Roma, l’artista espone tele con inserti di stoffa e ricamate, rispolverando una tradizione antichissima dell’artigianato femminile. La tecnica riveste un chiaro valore simbolico, che allude al tentativo di ricucire il tessuto logoro della propria esistenza, spezzata da eventi traumatici e dolorosi. Dolly (2002) mostra la silhouette ricurva e rannicchiata di una donna; la fisionomia ricorda, piuttosto, quella di un ibrido, privo di connotati specifici. Il nome suggerisce l’idea di un’identità degradata ad oggetto di consumo sessuale (doll significa, apppunto, “bambola”) e isterilita dalla violenza, come un Otage di Dubuffet. Al posto dei genitali -esaltati da Courbet nell’Origine del mondo, spunta un fiore d’orchidea, segno di una rinascita futura. Analogo è il tono di speranza che emana dalla scritta al neon sulla parete: “I’ll wait for you in Heaven”

articoli correlati
un incendio brucia la collezione Saatchi
Saatchi connection

maria egizia fiaschetti
mostra visitata l’11 giugno 2004


Tracey Emin – I’ll wait for you in Heaven
Galleria Lorcan O’Neill, via Orti d’Alibert 1E, Roma; lun-ven 10:00-19:00; sabato, su appuntamento
per informazioni: tel. 0668892980
www.lorcanoneill.com  – mail@lorcanoneill.com


[exibart]

Visualizza commenti

  • ma quello di courbet, l'origine.., è un capolavoro inquietante della storia dell'arte e delle idee..
    roberto matarazzo

Articoli recenti

  • Mostre

“La Caduta degli angeli ribelli. Francesco Bertos” in mostra a Vicenza

Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…

23 Dicembre 2024 0:02
  • Architettura

«L’umano al centro dell’architettura». La prossima edizione della Biennale di Seoul raccontata dal suo direttore

La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…

22 Dicembre 2024 19:15
  • Libri ed editoria

Quel che piace a me. Francesca Alinovi raccontata da Giulia Cavaliere in un nuovo libro

Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…

22 Dicembre 2024 17:00
  • Cinema

Napoli-New York: il sogno americano secondo Gabriele Salvatores

Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…

22 Dicembre 2024 9:00
  • Arte contemporanea

Sguardi privati su una collezione di bellezza: intervista a Francesco Galvagno

Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…

22 Dicembre 2024 8:20
  • Mostre

Dicembre veneziano: quattro mostre per immergersi nel dialogo culturale della laguna

La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…

22 Dicembre 2024 0:02