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16
luglio 2012
fino al 30.VIII.2012 Aron Demetz Roma, La Pelanda
roma
Insolite presenze umane si sono insediate nell'ex mattatoio di Roma. Non si muovono, non parlano, eppure riescono perfettamente in un'azione che (troppo) spesso si rivela ardua: comunicare -
La Pelanda, come tutte le strutture che formano il Macro Testaccio, è un luogo dove il recupero di un’area dismessa si è trasformato in un intelligente acquisizione di ampi spazi espositivi, a loro modo caratteristici; un luogo magari un po’ inquietante se si pensa ai suoi trascorsi (la lavorazione dei suini), ma che ben si presta ad essere abitato dalle sculture di Aron Demetz (Vipiteno, 1972; vive a Selva Gardena). E se il posto è particolare, non sono da meno le opere di Demetz, sapiente mix tra linguaggio figurativo classico ed azione avanguardista, col risultato di un’umanità dal fascino sottile, estremamente concettualizzata, che colpisce l’occhio e la mente.
Articolata in quattro ambienti differenti per proporre altrettante sezioni di ricerca, la mostra è un godibilissimo allestimento della produzione più recente dell’artista, avviato da un breve video introduttivo che racconta un po’ di pratica operativa demetziana; non tutta ovviamente, ma quanto basta per togliersi qualche curiosità sul processo creativo di alcuni pezzi esposti, come le Resine, sculture ricoperte – in maniera parziale o totale – con essudati di pino, dalla bellezza anticonvenzionale, quella che da un lato richiede di essere osservata con attenzione in ogni dettaglio levigato o appena sbozzato che sia (e ce ne sono), ma che dall’altro impressiona per via di quelle stratificazioni livide create sui corpi a simularne una pelle. L’approccio è sicuramente d’impatto, amplificato poi da una disposizione non eccessivamente schematica che rafforza il rapporto opera-spazio-fruitore: in tal senso spiccano le sculture senza piedistallo, e spicca soprattutto la possibilità di avere un vero faccia a faccia paritario con esse, un vis à vis diretto e muto, lontano dalla trascendenza propria della posizione sopraelevata.
D’altronde i procedimenti concettuali ed operativi di Demetz sono un punto di forza, e si rivelano interessanti già solo leggendoli “sulla carta”, nei totem disposti ad illustrazione di ogni gruppo scultoreo: tra tanta manualità di livello, colpisce la negazione del tocco umano in figure realizzate meccanicamente – Advanced minorities – forse quasi più delle escrescenze (funghi o peluria legnosa) presenti sui loro corpi; che Demetz non sia artista pedissequamente attaccato alle “consuetudini operative” lo si evince anche dal doppio uso che fa del bronzo, liscio e totalmente classico in Homo Erectus, alternativo ne I Radicanti, post carbonizzazione e che di quest’ultima imita minuziosamente le caratteristiche, rendendo difficile accorgersi di un trompe l’oeil materico in gran parte dovuto a funzioni pratiche (il bronzo è più resistente e durevole del legno carbonizzato), ma che per resa finale stupisce veramente. E infine, in un ambiente come la Pelanda ci si può permettere degli azzardi espositivi molto scenografici: bisogna alzare lo sguardo per osservare Heimat, grande scultura appesa alla struttura dei binari che un tempo trasportavano gli animali macellati, esempio di un perfetto utilizzo/riconversione a scopo espositivo di elementi preesistenti.
andrea rossetti
mostra visitata il 3 luglio 2012
dal 27 giugno al 30 agosto 2012
Aron Demetz – Il Radicante
A cura di David W. Pairone
La Pelanda
Piazza Orazio Giustiniani 4 (00153) Roma
Orario: da martedì a domenica 16 / 22
Ingresso libero
Info: tel +39 060608 – macro@comune.roma.it – www.museomacro.org