Lo dimostra ad esempio lâuso che fa di un cannocchiale,
uno di quelli che câerano una volta nei parchi e sulle terrazze, investito di
una nuova funzione mediatica, strumento attraverso cui guardare a una nuova
era, a una nuova terraferma, di approdo e di colonizzazione. Sullo sfondo, la
gigantografia della celebre foto dei cinque iconoclasti (Russolo, CarrĂ , Marinetti, Boccioni, Severini) a Parigi nel 1912, venerati come
rockstar nei poster appesi nelle camerette, come Beatles ante-litteram, mentre
ai loro piedi sorgono cinque lapidi di marmo bianco.
Tre installazioni concettuali, dense di rimandi artistici
e personali, abitano la sala. Sulla parete sinistra, un tavolo dove sono poste
una stampella e i celebri occhialini da sole rotondi che dialogano con una
piccola cartolina riproducente La Materia (Boccioni, 1912). Alla parete opposta, un altro
tavolo con sopra un cappello rosso, uno di quelli che lâartista è solita
portare, che riecheggia quello indossato dalla grande donna nel celebre La
Risata (Boccioni,
1911). Al centro, il foglio accartocciato della pagina de Le Figaro del 20 febbraio 1909 con il noto
proclama che esalta lâenergia, la temeritĂ , il coraggio, lâaudacia, la
ribellione, la velocitĂ .
Ă stata proprio la lettura del Manifesto marinettiano in occasione di una
mostra alla Tate a far innamorare Yoko dei futuristi, e in particolare della
loro brama creativa, di quellâenergia incontenibile che si sarebbe ritrovata
simile solo nel rock e che sembra pericolosamente andata perduta. Lâartista
riflette dunque sulla capacitĂ e sul bisogno di rompere gli schemi per guardare
al domani con occhi diversi, per una nuova arte, per una nuova societĂ .
In molti hanno storto il naso nel vedere accostati gli
artisti futuristi, che elogiavano la velocitĂ e le macchine, a uno dei nomi
simbolo del pacifismo. Al di lĂ di un giudizio storico e artistico superato e
superficiale, ciò che qui Yoko Ono intende mettere in luce ed esaltare è la
carica eversiva e innovatrice alla base del movimento. Dâaltronde, il piĂš
grande esperto vivente del futurismo, Enrico Crispolti, ha piĂš volte ribadito
la necessitĂ di non preferire pregiudizialmente la fase iniziale â gli anni â10
â perchĂŠ libera politicamente, rispetto alla seconda â gli anni â20, sotto il
fascismo, per intenderci â poichĂŠ proprio in questâultima si sarebbe attuata
quella âricostruzione futurista dellâuniversoâ tanto annunciata.
Altra ricorrenza, altra celebrazione. Il 9 ottobre 2010,
70esimo anniversario della nascita del grande John Lennon, è stata proiettata su una parete
esterna del padiglione del Macro Testaccio lâopera Film No. 5 (Smile), realizzata da sua moglie Yoko
Ono nel 1968 che ne ha registrato ad alta velocitĂ il sorriso. Il sorriso di un
artista iconoclasta e futurista a modo suo.
Yoko Ono a
Venezia
Il Leono
dâOro a Yoko Ono
giulio brevetti
mostra visitata lâ8 ottobre 2010
dal 25 maggio al 30 ottobre 2010
Yoko Ono â Iâll be back
Studio Stefania Miscetti
Via delle
Mantellate, 14 (zona Trastevere) â 00165 Roma
Orario: da
martedĂŹ a sabato ore 16-20 o su appuntamento
Ingresso
libero
Testo critico
di Francesco Zanot
Info: tel./fax
+39 0668805880; mistef@iol.it
[exibart]
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Personalmente, penso che la contemporaneità del futurismo col fascismo sia incidentale e restrittiva. La ricerca futurista sulle dinamiche è tuttora presente e non mai finita.
Bello che sia il tocco di farfalla di Yoko a farcene sospettare caratteristiche altre da quelle canoniche.