Nella
mostra romana, inserita nel circuito di FotoGrafia 2010, Maurizio Montagna (Milano, 1964) presenta una rigorosa selezione di Billboards esclusivamente urbani.
Una
ricerca che si è andata evolvendo dal 2004 al 2009, partendo dal progetto Interim, confluito
successivamente in Billboards.
Immagini realizzate in Italia (Milano e dintorni), arrivando a contare quasi un
migliaio di lastre, alcune delle quali pubblicate negli omonimi volumi: quello
curato da Francesco Zanot per Damiani Editore (2008) e il più recente (Magnolia
Edizioni), in occasione della personale alla Galleria Manzoni di Bergamo.
Montagna
usa il banco ottico, presentando le fotografie prevalentemente in forma di
dittico e trittico. Un lavoro che non considera completamente concluso, perché
contiene potenziali progetti: “Billboard nella vegetazione o notturni, ad
esempio”, spiega. “Il prossimo
step è trovare delle serie all’interno dell’archivio e lavorarci come site
specific”.
Il
fotografo milanese è affascinato dalla serialità quasi ossessiva del cartellone
pubblicitario vuoto, che interpreta in chiave pittorica, forzando la
prospettiva e appiattendo i volumi. Quanto alla luce, è piatta, pallida e
lattiginosa, come quella catturata dai fotografi della New Topography.
Sfidando
una serie di pareri negativi di critici e amici, decide di usare la pellicola
in bianco e nero: “Prima di questo lavoro fotografavo a colori, come in
‘Albedo’, ispirandomi alla tradizione fotografica italiana di Luigi Ghirri e Olivo
Barbieri. Ma, dato che il progetto era nato lavorando su assenza e vuoto,
partendo proprio dall’eliminazione dei dati, non potevo non togliere
l’informazione cromatica”.
All’origine
c’è un’ispirazione puramente letteraria: Cecità di José Saramago. “Dall’assenza del segno nelle
schede elettorali, che avevo letto in Saramago, ho cominciato a osservare i
cartelli pubblicitari con un altro sguardo. Un’altra riflessione è partita dal
fatto che lo scrittore portoghese, pur descrivendo dei luoghi reali, non gli dà
una connotazione geografica precisa. Allo stesso modo, non specifico mai i
luoghi dei miei lavori”.
Non
manca, poi, una punta d’ironia che entra talvolta nell’inquadratura. Una sorta di
inganno ottico che è anche uno svelamento – un trompe l’oeil fotografico – quel
paesaggio, architettonico o naturale, che dal retro affiora nello schermo vuoto
del cartellone. “La cornice è il cartello, che è come un mirino all’interno
del quale non esiste differenza tra dentro e fuori”.
Un
racconto sospeso che si arricchisce della descrizione di dettagli, come i
mattoncini o i cavi elettrici, una finestra – presenze indirette dell’uomo – al
pari delle scritte. In mostra ce ne sono due: la lettera ‘H’ che esce fuori da
un’insegna celata alla Magritte,
posta esattamente di fronte ai graffiti della Street Art.
In collettiva all’Ara Pacis
Per
le Città In/visibili alla Triennale
Montagna
all’XI festival di fotografia a Bratislava
manuela de leonardis
mostra
visitata il 21 settembre 2010
dal 22 settembre al 30 novembre 2010
Maurizio Montagna –
Billboards
a
cura di 3/3 (Chiara Capodici e Fiorenza Pinna)
Galleria
Maria Grazia del Prete
Via di Monserrato, 21 (zona Campo de’
Fiori) – 00186 Roma
Orario: da martedì a sabato ore 11-15 e 16-20
Ingresso libero
Catalogo Damiani
Info:
tel. +39 0668892480; info@galleriadelprete.com; www.galleriadelprete.com
[exibart]
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