Dopo la personale di
Mario Ceroli (Castel Frentano, 1938) per l’inaugurazione del Palazzo delle Esposizioni di Roma, insieme all’imponente
Rothko, una rilevante selezione di opere dell’artista abruzzese, per lo più inedite, sono presentate in altre due sedi della capitale. Due delle vie più rinominate del centro storico, via Margutta e via Giulia, si avvicinano per proporre in una comune rivendicazione nuovi spunti di riflessione e rafforzare la voce “
dell’autentico costruttore povero” (Germano Celant). Un artista lontano da condizionanti etichette che, pur rimanendo consono alla poetica della pop art italiana, si può considerare un precursore dell’Arte povera.
All’allestimento più classico e consueto della Galleria Ricerca d’Arte segue una sorta di narrazione fantastica nello spazio di Emmeotto, in modo da creare, “
come è avvenuto per le sue straordinarie opere sceniche per il teatro, una elegante suggestione complessiva, uno spettacolo dove ogni oggetto, ogni colore, ogni materiale rimanda a una sollecitazione ulteriore” (Claudia Terenzi).
Settantaquattro lavori in totale fra sculture, superfici di materie molto diverse, cartoni e disegni progettuali realizzati tra il ‘69 e il 2006, che testimoniano il suo repertorio praticamente inesauribile. Dalle
Lavagne che giocano con le variazioni del nero, per esprimere il fascino di un lungo soggiorno in Medio Oriente, alle
Casette e agli
Innesti, che riepilogano in dimensioni ridotte alcune delle più importanti opere dell’artista, fino alla possente scultura in piombo e legno
Noi Europa figlia del libro, di quasi tre metri d’altezza.
Ma sarà soprattutto un lavoro come
Assemblea di Streghe l’esempio più significativo di tutta una vita di ricerca. Infatti, il legno grezzo trattato artigianalmente e dipinto -ma senza nascondere le sue accidentalità naturali, anzi, in modo da evidenziarle- dà origine a una profusa sovrapposizione e stratificazione di sagome umane. Personaggi senza psicologia, anonimi, reiterati in modo quasi maniacale, che si dileguano tra la luce e le ombre da loro create.
Un percorso artistico incentrato sul gioco tra simbolo e realtà, in cui si avvertono ricorrenti riferimenti ironici o critici ad alcune icone dell’arte, e soprattutto a immagini della quotidianità e della pubblicità. Celebrando così, all’interno di una particolare atmosfera, il valore simbolico dell’opera, nel sottile confine tra materia e concetto, pronto ad accogliere e, soprattutto, a coinvolgere lo spettatore in una grande scenografia.