In una civiltà in cui l’immagine è tutto,
Heidi McFall (Dewitt, 1974; vive a San Antonio) cambia strada: l’artista americana fugge da una tecnologia che al giorno d’oggi appare così esasperata da rendere tutto freddo e sterile. L’obiettivo è ritrovare un linguaggio che restituisca calore e anima al genere sempre attuale del ritratto. Attraverso una fisionomia realistica, dettagliata fino all’inverosimile, McFall comunica l’universo psicologico dei suoi soggetti, dando prova non soltanto di eccellente bravura tecnica, ma soprattutto di notevole espressività.
Le figure emergono dalla carta e sono dotate di uno spessore che, sebbene sia del tutto illusorio, appare pregnante e intenso. Anche se ciò che viene proposto sembra un insieme di fotografie, l’artista utilizza soltanto collage e disegno. Un lavoro “di mani” e soprattutto di testa, quindi, quello di Heidi McFall, senza troppi supporti tecnologici. I ritratti (singoli e di gruppo), realizzati in grandi dimensioni, mostrano volti sorridenti e spensierati che trasmettono gioia e voglia di vivere.
Ma quei sorrisi – come si vede chiaramente in
Beka with Flower Embellishment – si pongono in vivo contrasto con lo sfondo quasi magico ed etereo che hanno alle spalle, creando un rapporto che non può non definirsi dialettico. McFall colloca i protagonisti delle sue opere in primo e primissimo piano, proprio a voler accrescere l’effetto di surrealtà e straniamento.
Queste immagini innescano però, inevitabilmente, un processo di destabilizzazione del visitatore, proprio perché appaiono troppo familiari e accattivanti. Anche i colori, così intensi e accesi, accompagnati allo stesso tempo dal continuo gioco di rimando tra ombre e luci, fanno parte di un progetto volto a catturare l’istante della quotidianità per renderlo eterno (ne è un evidente esempio
Anonymous Golden Gate Bridge Picture 1). Come se l’artista volesse svelare i fotogrammi di un film segreto o, meglio, illustrare i brani di una vita vissuta in un tempo e in un luogo indefiniti, ma indubbiamente autentica. Eppure, nonostante questa stessa vita appaia già nota, sembra contemporaneamente appartenere, se non a un altro mondo, almeno a un’altra storia.
Il risultato è un felice e appassionante ibrido tra la gioia e il dolore dell’anima, e tra la leggiadria e la pesantezza tipiche di ogni condizione umana. È facile dunque lasciarsi catturare da questo continuo dentro-e-fuori dalle tele a cui sottopone il visitatore Heidi McFall, artista poliedrica e originale, sempre pronta a riversare generosamente sul mondo il suo sguardo femminile, spietatamente e amorevolmente indagatore.