La star di questa mostra è indubitabilmente l’icona
asessuata scoperta
ad ‘Ayn Ghazal, nei pressi di Amman. Alta poco più di 80 centimetri e realizzata
con l’intonaco su uno scheletro di canne, risale al neolitico (7500 a.C. ca.),
motivo per cui è considerata la raffigurazione umana più antica al mondo. Lo
sguardo è fisso, ma gli occhi colpiscono per quella vivacità che proietta in
uno spazio decisamente atemporale.
Fra i sessanta capolavori provenienti dai musei archeologici
di Amman e Petra, in occasione della mostra
Giordania. Crocevia di popoli e
di culture –
organizzata per la visita di stato dei reali di Giordania, re Abdullah II e
l’affascinante regina Rania – sono esposte anche rappresentazioni di Helios,
Ercole, Melpomene, Medusa, Qaus-Hadad, la sfinge e la Venere in miniatura di un
pendente aureo d’età romana.
Quanto ai reperti attinenti alla sfera del quotidiano, è
uno straordinario esempio di raffinatezza il pesce bizantino di vetro violaceo,
simbolo cristiano per eccellenza, come pure lo scrigno di legno con intarsi in
avorio (1650-1550 a.C. ca.), influenzato dall’arte egizia.
Al periodo omayyade (720-724 d.C.) risale il capitello con
l’iscrizione, conservato presso la corte reale hashemita ad Amman; successive,
invece, le belle ceramiche invetriate mamelucche, i cui motivi decorativi sono
di grande attualità.
Umano e divino, un dialogo che si anima nelle sale delle
Bandiere, dove i riflettori sono puntati sulla Giordania, fertile territorio
d’incontro e contaminazione di antichissime civiltà, e nell’attualità paese
strategico per l’equilibrio politico del Medio Oriente. Riconosciuta
dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, Petra – sintesi di natura e civiltà
-, già capitale nord del regno nabateo (e prima ancora degli edomiti), dove anche
romani e bizantini lasciarono traccia del loro passaggio, è il sito più celebre
del paese, seguito da Jerash (la città romana di Gerasa) e Umm al-Rasas, con
gli apparati musivi delle sue chiese.
“
La prima spedizione archeologica in Medio Oriente
arrivò in Giordania il 25 ottobre 1927 sotto la direzione del prof. Giacomo
Guidi e continuò il suo lavoro fino al 1938”, ricorda Fawwaz Al-Khraysheh, direttore generale
del dipartimento di antichità della Giordania, citando anche il lavoro di padre
Michele Piccirillo, cui va il merito di aver scoperto il sito di Umm al-Rasas e
di aver creato la Madaba Mosaic School, trasformata recentemente in Institute
for Mosaic Art and Restoration.
Molti altri sono gli antichi insediamenti ove si continua
a scavare, tra cui quello di Khirbet al-Batrawy (vicino a Zarqa), oggetto della
missione archeologica dell’Università La Sapienza di Roma e, nel programma di
collaborazione tra governo italiano, giordano e israeliano, il restauro del
ponte Jasar Almajma’ah sulle rive del Giordano, di cui è stato dato l’annuncio
durante la conferenza stampa della mostra.
Simbolo ora di apertura e pace, il ponte del XIII secolo
fu gravemente danneggiato nel 1967, durante la “guerra dei sei giorni”.