Non solo ritratti. Questa mostra è l’occasione per ammirare fotografie di Dino Pedriali (Roma, 1950) meno conosciute rispetto a quelle che siamo soliti vedere. Non solo quindi il Pedriali degli scatti di Pasolini, Andy Warhol, Man Ray e Federico Fellini, che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.
In realtà, questa doveva essere la mostra che consacrava la sua amicizia e collaborazione con l’artista Carol Rama. Ma la recente interdizione dell’artista torinese ha impedito la realizzazione definitiva del progetto. Pedriali, che di nudi se ne intende, ha realizzato una serie di scatti di Carol Rama che avremo probabilmente modo di visionare in altra sede. A memoria di questo lavoro rimane una foto in mostra con panoramica sulla città della Mole Antonelliana, dove la Rama è nata e tuttora vive. Campeggia in primo piano una finestra aperta e sulla sinistra la presenza quasi in ombra della donna. Torino sullo sfondo. L’impostazione dell’opera, soprattutto il davanzale della finestra in primo piano, richiama la pittura olandese. Quei quadri del seicento alla Gerrit Dou, ma in un’ottica vista al contrario, dall’interno verso l’esterno. Il richiamo a certo tipo di pittura non è casuale. La fotografia di Pedriali è stata infatti accostata spesso alla pittura di Caravaggio, che di punti in contatto con gli olandesi ne ha molti, soprattutto per la luce.
E anche in questa mostra le affinità caravaggesche non mancano. È un’esposizione che accende i riflettori soprattutto sulla natura morta. Ricci di castagne, zucche, cavoli e piante sono lì, pronti a ricevere il bagno di luce, come più volte sottolinea l’autore. “Caravaggio, in fondo, è un fotografo. Questa è la lezione che ho imparato da lui”, commenta.
La canestra che accoglie i ricci di castagne ricorda proprio quella dell’Ambrosiana del Merisi, anche nella posizione nello spazio e sulla tavola. Similitudini quindi anche nella scelta delle materie prime, come i frutti della natura (anche se qui forse mancano i richiami cristologici). C’è molta sensibilità in queste foto, “Non c’è alcuna differenza nel pormi di fronte al nudo e alla natura morta”, la vibrazione dell’artista di fronte al soggetto permette di apprezzarne ogni sfumatura.
Anche nella serie dei cavalli, dove non è il movimento il protagonista come ci si potrebbe aspettare, ma la percezione dell’animale come essere vivente, il suo sguardo, il suo respiro. E per finire qualche citazione dal passato, con apparizioni sporadiche di celebri ritratti come quelli a Nureyev e Warhol. Tutto rigorosamente in bianco e nero.
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