Indian Men è il titolo della mostra che presenta dodici ritratti di uomini indiani fotografati da
Bharat Sikka (New Delhi, 1973) nel loro ambiente quotidiano. Questo lavoro apre un ciclo di esposizioni che in due anni porterà nella Capitale artisti indiani giovani e già affermati, con l’intento di offrire un panorama della complessità dell’arte contemporanea del Subcontinente.
I soggetti fotografati da Sikka sono tutti parenti e amici, che l’artista ha voluto ritrarre nel loro ambiente quotidiano. Quando ha iniziato questo lavoro cinque anni fa, Sikka – che allora viveva a New York – si era posto l’obiettivo di mostrare, attraverso le sue foto, come fosse diverso l’uomo indiano odierno rispetto allo stereotipo percepito in Occidente. Signori appartenenti alla classe medio-alta sono fotografati nelle loro abitazioni o in contesti comunque familiari, circondati dai loro oggetti preferiti. C’è il businessman con due cellulari in bell’evidenza, il sikh fiero dei suoi cani, il signore sprofondato nel divano con, alle spalle, un
trompe l’oeil con un’enorme cascata. Sono tutti rigorosamente uomini e di mezz’età.
L’insieme di questi ritratti restituisce effettivamente una rappresentazione notevolmente diversa da quella esotica dell’uomo indiano, ricco
maragià o povero
sadhu. Ne deriva un’immagine di uomini sicuramente raggiunti dal processo di occidentalizzazione, ma ancora legati – nell’aspetto, nell’abbigliamento e nelle cose di cui amano circondarsi – alle loro tradizioni.
Le fotografie esposte sono tutte a colori e di grande formato. Sikka lavora con macchine digitali e crea veri e propri set, dove lo spazio circostante parla del soggetto ritratto. E il risultato gli dà ragione: ogni fotografia è infatti una piccola storia. A parte l’interesse che provocano nel visitatore i singoli uomini fotografati, è efficace il lavoro nel suo insieme, testimonianza di un cambiamento culturale che sta avvenendo molto rapidamente e che, grazie a lavori come questo, risulta estremamente evidente. “
L’arte indiana”, afferma la curatrice della mostra, Maria Teresa Capacchione, “
nell’ultimo decennio è particolarmente stimolata dai cambiamenti culturali e economici che la stanno sconvolgendo. Ha sperimentato, oltre a nuovi linguaggi espressivi, anche nuove tematiche, e queste immagini ne sono un esempio significativo”.
Una ricerca, quella di Sikka, tuttora
in progress, in quanto l’artista ha intenzione di rivisitarla per documentare gli ulteriori cambiamenti avvenuti nell’arco di questi ultimi anni, avvalendosi anche di soggetti e tecnologie diversi. Inoltre Sikka – che in questi giorni espone le sue opere all’interno della collettiva valenciana
India Moderna – sta lavorando a un nuovo progetto,
Salvator do Mundo, che prende nome da un piccolo villaggio sperduto nello Stato di Goa.