Dinamico e veloce nel tratto, avvolgente e caldo nei colori, il pittore
Giuseppe Gonella (Motta di Livenza, Treviso, 1984; vive a Venezia) arriva a Roma con
Wandering Stuff, la sua prima personale.
Pur giovanissimo, in tasca il diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia, Gonella ha già avuto occasione di esporre i suoi lavori sia in Italia che all’estero (alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, alla Hockney Gallery di Londra, al Bluetenweiss a Berlino, ad Assab One e alla Permanente di Milano, da Am Roten Hof di Vienna), dimostrando di avere le idee molto chiare su ciò che concerne stile e contenuto da esprimere con la pittura.
Tra caratteri postmoderni e surreali, l’artista veneto sceglie un linguaggio che non può non definirsi originale: il movimento è il vero protagonista delle sue tele, che le rende sfuggenti, in un turbine emotivo multiforme e confusionario che fa apparire labile e incerto ogni elemento. Proprio come avviene in
Il filo delle ore, in cui il vento sconvolge tutto, senza alcun ritegno.
Il non-sense della realtà che aggredisce le nostre vite è foriero di sentimenti che possono confondere: i solchi, le sfasature delle pennellate dimostrano proprio questo, costringendo chi guarda a cercare avidamente un significato comprensibile, per potersi finalmente orientare.
Ma c’è una speranza: nell’orizzonte variopinto dell’esistenza, Gonella scorge una luce capace di guidare l’uomo nel suo viaggio. E non importa se, a prima vista (si pensi a
Spineless), il senso d’instabilità sembra predominare, spingendo l’individuo a fuggire (emblematico
Dopo l’acqua le nuvole). Perché è certo che l’universo nasconde in sé un ordine, una sorta di razionalità nella quale ogni cosa trova la propria motivazione.
Ecco allora che il visitatore è invitato a fermarsi un istante per riflettere, per cercare d’individuare, attraverso le opere, una via che permetta di trovare un equilibrio necessario a vivere. E sono proprio i soggetti a chiamarlo direttamente in causa, come per tranquillizzarlo. Anche i colori (predominano il blu, il rosso e il verde, a volte sfumati, altre stesi sulla tela con ricca pienezza) sono scelti in una tonalità sgargiante, proprio per aumentare la forza evocatrice di ogni disegno.
È inutile quindi appoggiarsi a sostegni destinati inevitabilmente a sgretolarsi, sembra dire Gonella. Conviene forse arrendersi all’ineluttabile, ma senza rassegnazione. Al contrario, con un atteggiamento di amorevole benevolenza nei confronti di noi stessi. In fondo, siamo solo foglie in balia del vento –
Wandering Stuff, appunto – che fluttuano liberamente nell’immensità di un cosmo a noi ancora sconosciuto.